Home Politica scolastica Il calo demografico condizionerà anche concorsi e reclutamento

Il calo demografico condizionerà anche concorsi e reclutamento

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Nei prossimi anni ci sarà un calo demografico della popolazione scolastica nel nostro paese (si parla di oltre il 10%); inoltre la distribuzione della popolazione non è omogenea su tutto il territorio nazionale, ci sono vaste aree del nostro Paese che si sono spopolate e altre che si stanno man mano spopolando con una ridistribuziome oltre che ad un ridimensionamento della popolazione in età scolastica.
Inoltre osserviamo che i servizi scolastici sono garantiti in modo disomogeneo tra le regioni del Nord e quelle del Sud, un divario che si va accentuando e che aumenterebbe con la cosiddetta regionalizzazione differenziata che in pratica si tradurrebbe nel dare più risorse e servizi alle regioni del Nord a discapito di quelle del Sud, il che farebbe aumentare ancor più le odierne sperequazioni, non pensiamo solo al settore della Scuola ma anche a quello della Sanità, dei Servizi, delle Infrastrutture, ecc…
La cosa che fa più gola alle regioni del Nord é la Scuola soprattutto per gli ingenti trasferimenti di risorse economiche che arriverebbero dallo Stato centrale e che esse potrebbero utilizzare in modo da costituire delle scuole regionali con una loro gestione dai programmi, al personale, al reclutamento.
Tanto bisognava premettere, per introdurre un discorso che riguarderà il nuovo reclutamento dei docenti nei prossimi anni.
Non sto parlando di quello disciplinato dalle attuali normative né dai nuovi istituti che saranno introdotti dalla legge di conversione del D.L. 126/2019 votata il 3 dicembre scorso alla Camera e che ora passa al Senato, anche se il discorso comincerei ad impostarlo già a partire dai prossimi concorsi ordinari per esami e titoli previsti dal D.L.126.
Fino a qualche anno fa potevamo ancora pensare a concorsi di livello provinciale e di livello regionale con graduatorie provinciali, pensiamo alle Gae o regionali, pensiamo ai concorsi sia ordinari che riservati. Ma mi domando se nel futuro, considerata la situazione demografica prima delineata, potremo ancora parlare di concorsi regionali?
Già alcuni istituti del D.L.126, in sede di conversione in legge, hanno dovuto recepire la necessità di gruppi di docenti di doversi spostare da una regione ad un’ altra per stabilizzare il loro rapporto di lavoro, dopo anni di attesa nella regione di provenienza. Parlo dell’inserimento in coda alle GR.ME. 2018 dei vincitori e idonei del concorso del 2016 e della cosiddetta “call veloce” che permetterà ora l’accesso al ruolo da Gae e da GM nelle altre province dove le graduatorie si esauriscono e restano ancora posti da assegnare.
Ma siamo solo all’inizio. Sistemato l’attuale precariato scolastico anche con i pensionamenti che nei prossimi anni dovrebbero essere cospicui e cioè coinvolgere circa la metà del personale oggi di ruolo, non sarà più possibile pensare a concorsi regionali, ma solo a concorsi nazionali con una graduatoria nazionale come è successo con l’ ultimo concorso dei DS: altro che concorsi regionali delle regionalizzazioni differenziate di cui hanno parlato mesi fa i governatori del Nord e i politici della Lega.
Già il prossimo concorso ordinario dovrebbe prevedere una doppia graduatoria, una regionale ed una opzionale nazionale, ovvero si potrebbe partecipare per una graduatoria regionale o per una regionale e una nazionale insieme, ma dal successivo concorso il reclutamento per la docenza in Italia, se vogliamo guardare con coraggio in faccia la realtà, non potrà che essere nazionale, tenendo conto anche che l’età media della docenza in Italia si dovrebbe abbassare, quindi le remore agli spostamenti si dovrebbero ridurre.
In futuro le condizioni del reclutamento non potranno più essere quelle delle precedenti generazioni di insegnanti, nei prossimi anni per ragioni oggettive gli spostamenti per lavorare a tempo indeterminato nella scuola saranno indispesabili (in realtà già lo sono e da tempo, ma lo diventeranno sempre di più).
Mi auguro che questo venga presto inteso dal legislatore e che non si faccia più condizionare dai bacini elettorali dei singoli partiti , altrimenti il precariato scolastico resterà la caratteristica che connoterà in negativo ancora negli anni futuri l’ingresso nella professione insegnante.