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Caro Ministro ti scrivo: per i precari Profumo mette a rischio il sistema scuola

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Scrivere le lettere d’estate sembra essere diventata una moda. Lo ha fatto, alla vigilia di ferragosto, il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, rivolgendosi con tono quasi paterno a tutti gli “attori” che operano nella scuola italiana. Lo hanno fatto, subito dopo, i precari della scuola replicando allo stesso responsabile del Miur. Se però Profumo si era posto nei confronti del personale, degli studenti e delle loro famiglie con toni amichevoli, pieni di speranza e di incoraggiamento nel remare tutti dalla stessa parte, la risposta del personale non di ruolo della scuola è infarcita di accuse, toni a dir poco aspri e aggettivi tutt’altro che riconcilianti.
Le loro lettera, firmata “I precari uniti contro i tagli”, abbraccia, in realtà, più categorie: “docenti, amministrativi, ausiliari e anche studenti, visto che il loro iter educativo è stato vieppiù precarizzato dall’‘epocale’ controriforma basata sulla falcidie di posti di lavoro e materie portanti che è stata attuata dall’arrogante e incompetente Gelmini, da Ella molto ammirata”. Si dicono poi “spiazzati e si sentono francamente insultati – rivolgendosi sempre a Profumo – dal Suo impudente e incredibile ‘augurio’ di buone vacanze, ulteriore contrassegno della siderale distanza esistente tra la percezione ministeriale, deamicisianamente stucchevole ed irenistica, della vita scolastica attuale e prefigurabile, e la percezione drammaticamente sofferta e conflittuale che della Scuola hanno i precari, che da anni ci lavorano con passione in condizioni estreme”.
In alcune parti la lettera sembra un piccolo bignami di storia del precariato scolastico, con una visione delle cose molto vicina al sindacato e all’attivismo politico: soprattutto quando indicano le lotte prodotte per evitare “la deriva privatistica e la rifunzionalizzazione antidemocratica di una Istituzione cruciale per i destini del paese, che gli ultimi governi, del tutto indifferenti ai valori della cultura e incapaci di riconoscerne la peculiare ‘produttività’, hanno avuto l’ardire di degradare a ‘servizio’”.
I precari parlano quindi di “surreale letterina, che” a bene vedere “suona già come una provocazione. Vorremmo infatti sapere a quali studenti Ella si rivolga quando dice ‘Cari studenti’: forse a quelli che l’hanno contestata in diverse sedi e che sono scesi in piazza cento volte, sfidando i Suoi manganelli, per protestare contro l’azzeramento del diritto allo studio? O a quelli che quest’anno si sono visti aumentare le tasse regionali del 120% e che Ella ha insultato e ferito, in Sicilia, pochi giorni fa, attribuendo esclusivamente a loro, in quanto ‘fuoricorso’, il tracollo di un’Università piagata dal baronato, vergognosamente depauperata, ridotta ad un laureificio seriale”.
Ma Profumo ha anche scritto ad “insegnanti e professori”, rassicurandoli che il Miur sta agendo per farli operare meglio. Per i precari, invece, tutti debbono preoccuparsi per come stanno andando le cose: “quelli di ruolo, che rischiano di tornare, a settembre, in una scuola violentata e balcanizzata dalla Legge ‘ex Aprea’, il cui passaggio proditorio abbiamo scongiurato con le nostre recentissime proteste, che si configura come strumento-cardine della dissoluzione di quell’unità d’Italia tanto celebrata a chiacchiere e che esautora i docenti, riducendoli a burattini ricattabili da presidi-padroni e da privati finanziatori”.
Per non parlare degli stessi “precari, decrepiti quarantenni da spazzar via per far posto a quei ‘giovani’ tenuti tuttavia con tracotanza e per prudenza fuori da tutti i palazzi del potere”. Oltre che “inseriti in Graduatorie faticosamente scalate che Ella vuole capricciosamente e irresponsabilmente ‘sparigliare’ con un concorso che violerebbe qualunque norma giuridica sui diritti acquisiti e che cozza contro il più elementare buon senso”.
Ecco allora l’ennesimo respingimento al “nuovo concorso, permeato di pericolosissimo razzismo eugenetico” poiché annunciato attraverso “l’assioma assurdo che un ‘giovane’ sia necessariamente portatore di valori e metodi ‘innovativi’!”.
E ancora, “a chi dice “Cari genitori? Alle madri-maestre licenziate e rispedite a fare le casalinghe? (…) Ai genitori che si sono visti tagliare il tempo pieno e che sempre più sono costretti a iscrivere i loro figli nelle costose scuole private del pensiero unico? Alle madri e ai padri degli alunni disabili buttati fuori dall’aula-Taigeto quando vengono ‘somministrati’ alle classi i velenosi e stolidi quiz dell’odioso e odiato Invalsi?”.
I precari trovano oltraggioso anche che il Ministro si sia rivolto al personale amministrativo, tecnico e ausiliario. “Ha forse dimenticato che la spending review, da Ella certamente approvata con quell’alto senso di responsabilità che vi impegna moralmente a scaricare i costi della crisi sui più deboli e a massacrare il settore pubblico, obbliga i docenti inidonei e i tecnici a svolgere le mansioni degli amministrativi, che restano, così, senza lavoro?”.  Rinfacciano quindi a Profumo quei “10.000 docenti ‘in esubero’, per i tagli pregressi”, che “andranno ad insegnare materie che non conoscono e 4.000 docenti circa, gravemente ammalati, saranno costretti a improvvisarsi segretari! E tutto questo mentre si parla, con retorica melensa ed ‘efficientista’, di merito e di competitività! Quindicimila lavoratori tutelati dalla legge e dalla Costituzione verranno barbaramente umiliati e funzionalizzati per raggranellare 200 milioni di euro, cioè poco più del costo di un solo maledetto bombardiere F-135!”.
Alla luce di tutto questo, i precari augurano comunque “buone vacanze” al Ministro, “senz’ombra di ironia, dal fondo della nostra angoscia crescente. Le auguriamo un periodo di riflessione profonda sulla devastazione e sui molteplici guasti che l’estensione indebita, alla Scuola, del modello produttivo mercantilistico sta generando, compromettendo l’organicità strutturale del sistema scuola e rinnegando la finalizzazione disinteressata, umanistica e civica dei processi educativi, cioè mettendo fortemente a rischio l’unità del paese, l’uguaglianza costituzionalmente sancita tra cittadini e, in prospettiva, la pace nazionale”.