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Caro Schettini, il bravo insegnante deve far capire che per riuscire bisogna studiare

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Vorrei fare un commento su quanto ha riferito i giorni scorsi il professore Vincenzo Schettini ospite della trasmissione televisiva “Ciao maschio”.

Sono d’accordissimo con lui quando asserisce che l’insegnante in classe dovrebbe sempre dare spazio ai ragazzi, farli parlare, ascoltarli, farli ridere e giocare mettendo in atto, per così dire, quella maieutica di cui parlava Socrate che tradotto nel gergo della Littizzetto vorrebbe dire creare empatia.

Io sono pienamente convinta che la maggior parte degli insegnanti di oggi usi questo approccio fin da quando entra in una classe per la prima volta.

Il docente che si siede in cattedra con il piglio di chi vuol far vedere che “qui comando io” non ha più modo di esistere.

A questa fase di conoscenza da parte del prof. in cui egli ascolta i suoi alunni, commenta con loro le novità proposte da TikTok, addirittura si documenta a casa sui Tiktoker, deve fare seguito inevitabilmente la fase vera e propria d’insegnamento della materia.

Il professore, ipotizziamo di matematica, deve girare le spalle ai ragazzi e scrivere un’espressione alla lavagna, deve parlare di regole algebriche e anche questo lo può fare con il sorriso senza fare trasparire nulla degli eventuali problemi che possa avere in casa. Fa poi eseguire esercizi al computer, li corregge insieme ai ragazzi, ne assegna altri a casa che corregge insieme in classe e spiega di nuovo i passaggi non capiti.

Ma ecco che per il prof è arrivato il momento in cui deve necessariamente passare alle verifiche. Chiede siano fatte con correttezza e con ordine.

Una specie di “DO UT DES”?

Io sono stato simpatico con voi e voi dovete essere bravi!!!

No, semplicemente il prof. vuole verificare se ha fatto bene il suo lavoro, se può passare allo step successivo, se si è fatto capire e se gli alunni l’hanno capito, deve fare insomma quello per cui viene pagato: insegnare.

È divertente prof. Schettini vedere il suo viso simpatico e lei che invita i ragazzi a guardarsi allo specchio e a dire a voce alta: “Sono bello, sono bravo!”

Essere bello a quell’età e facile, essere bravo lo è altrettanto, bisogna semplicemente studiare.

Mirella Rigamonti

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