
Si parla moltissimo di divieto di cellulare a scuola. Lo scorso 12 maggio il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, dopo la circolare dello scorso luglio che lo vieta fino alle scuole superiori, ha presentato alla Commissione Europea una proposta formale relativa al divieto di utilizzo degli smartphone fino a 14 anni nelle scuole dell’Unione Europea.
Lo studio
Ma c’è chi fa notare che ormai il cellulare per molti è uno strumento utile a livello didattico, o comunque serve per molte incombenze che ruotano attorno a compiti e verifiche. Uno studio dell’Università Bicocca chiama questa discrepanza “schizofrenia digitale“: da un lato si demonizza e si vieta lo smartphone, dall’altro lo si rende indispensabile e ci si costruisce sopra l’intera routine scolastica. Lo riporta La Repubblica.
“La scuola dà spesso per scontato che gli studenti siano connessi nel pomeriggio” — spiega Marco Gui, sociologo e docente all’Università di Milano-Bicocca. “Fare i compiti, accedere al registro elettronico, scaricare e condividere materiali. Senza uno schermo molte attività non si possono nemmeno cominciare”.
“Per le famiglie che vogliono contenere l’uso degli schermi, il pomeriggio a casa diventa una lotta estenuante”, osserva Gui. Si passa dal “basta telefono” al “devi finire i compiti online”, dal “non stare sempre con lo schermo in mano” al “carica i materiali da Classroom”.
La confessione
Ecco le parole di un docente anonimo: “Diciamolo chiaramente, in classe il cellulare ce l’abbiamo anche noi. E ci restiamo attaccati spesso. Non solo per questioni personali, ma perché il preside o il coordinatore scrivono nelle chat anche durante le lezioni. Allora un’occhiata alle notifiche diventa la norma per non perdere un messaggio urgente – che non è mai urgente, un cambio orario, una nota improvvisa che riguarda un laboratorio o un corso. Anche mentre si spiega. Anche mentre si ascolta uno studente”.
“Ci sono colleghi — continua — che siedono accanto a un ragazzo con disabilità, magari durante un esercizio o un momento di difficoltà, e mentre lui cerca di concentrarsi o ha bisogno di supporto, loro hanno lo sguardo fisso sul telefono: leggono messaggi WhatsApp, rispondono nelle chat della scuola, scorrono i social, controllano il tracking di un pacco. Tutto mentre il ragazzo accanto cerca una parola, fatica su un esercizio, aspetta una spiegazione, uno sguardo, una presenza reale. Lo fanno quasi senza rendersene conto perché ormai l’uso del cellulare è stato sdoganato. È entrato in classe in punta di piedi, ma adesso c’è sempre. E nessuno dice nulla. È diventato normale. Ma così la relazione si spezza. Il ragazzo si sente trasparente, ignorato. Capisce che quello schermo viene prima di lui. Un muro invisibile che si alza proprio nel momento in cui dovrebbe esserci il massimo della vicinanza. E quando succede con studenti fragili, che avrebbero più bisogno di presenza, attenzione e parola, l’effetto è devastante”.
“Durante l’intervallo, e anche durante il pranzo in quelle scuole dove non c’è la mensa ma si mangia in classe – si mettono film, cartoni, video su YouTube”, racconta. “Succede soprattutto nella scuola primaria. E lì il confine tra uso e abuso si fa davvero sottile. Diventa una babysitter digitale, una toppa emotiva, un modo per tenere buoni i bambini. O meglio — come cantavano i Måneskin — per tenerli ‘zitti e buoni’. Ma il silenzio, a scuola, non sempre è un segnale di ordine. Spesso è solo un sintomo di resa”.
Divieto di cellulare a scuola, cosa succede all’estero
In alcuni Stati sono stati fatti passi avanti in questo senso: in Francia sono stati banditi alle medie. In Italia, ad esempio, la circolare del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara del 2024 li ha messi al bando dalla scuola dell’infanzia alla secondaria inferiore.
Come riporta Il Corriere Romagna, la Commissione Europea non esclude la possibilità di proporre agli Stati membri di vietare l’ingresso degli smartphone nelle scuole elementari e medie. “Emergono chiaramente gli effetti negativi delle distrazioni digitali e del tempo eccessivo passato davanti allo schermo, sia all’interno che all’esterno della scuola”, questo il motivo, come riporta La Stampa.
Come si stanno organizzando le scuole
Com’è noto, lo scorso luglio, Valditara ha vietato espressamente l’uso degli smartphone a scuola, fino alla terza media. Ma come sta andando? Il divieto viene applicato?
A chiederlo ad una platea di 2800 studenti e studentesse con un sondaggio è stato il portale Skuola.net. Alle medie 9 studenti su 10, al rientro a scuola, hanno trovato un regolamento scritto sull’uso dei dispositivi digitali personali, con le relative sanzioni: per la metà di loro si è trattato di una conferma delle disposizioni già in vigore lo scorso anno, per tutti gli altri di un aggiornamento o di una novità assoluta.
Alle superiori, nonostante il documento ministeriale non li riguardasse direttamente, la percentuale di quanti hanno ora a che fare con regole sul tema si attesta al 61% degli studenti intervistati. E circa un terzo di questi ultimi rilevano novità o aggiornamenti.
La strada più battuta è quella che consente agli alunni di tenere i dispositivi con sé, imponendo però di lasciarsi spenti per l’intera giornata: così per quasi i due terzi (62%). Ma c’è anche chi ha adottato il pugno di ferro, obbligando i ragazzi a consegnare i telefonini all’ingresso di scuola: è il 16% degli alunni. Altra opzione abbastanza gettonata è anche quella che prevede la possibilità di consultare il telefono durante la ricreazione: lo afferma 1 su 10.
Alle superiori ormai 6 su 10 hanno qualche forma di regolamentazione scritta. E un altro 30% ha ricevuto almeno dei “suggerimenti” orali sul comportamento da tenere.