
Questa è una domanda che ancora oggi mi viene rivolta con una certa frequenza, segno che la nostra figura professionale è poco conosciuta, sottovalutata e confusa con altre. Sovente, infatti, mi trovo a dover spiegare la mia identità professionale distinguendola, soprattutto, da quella dello psicologo, figura preziosa, ma con competenze e finalità diverse rispetto a quelle proprie del pedagogista
Quest’ultimo è un professionista dell’educazione e della formazione, la sua attenzione è rivolta allo sviluppo armonico della persona lungo tutto l’arco della vita, attraverso l’analisi, la progettazione e la gestione di percorsi educativi personalizzati che valorizzino le competenze proprie. A differenza dello psicologo, che interviene sul piano clinico e diagnostico, il pedagogista lavora sul versante relazionale, educativo, didattico e metodologico, promuovendo contesti inclusivi e personalizzati.
Due parole chiave spesso sottovalutate: prevenzione e progettualità.
Il ruolo del pedagogista è infatti preventivo e progettuale: accompagniamo i processi educativi, supportiamo le famiglie, affianchiamo e collaboriamo con i docenti e osserviamo i bisogni formativi in modo sistemico, attento all’evoluzione della persona nel suo contesto di vita e apprendimento. È la formazione propria del pedagogista che gli consente di leggere i bisogni educativi in profondità, progettare interventi su misura e lavorare in modo integrato e sinergico con scuola, famiglia e territorio.
Perché la figura del pedagogista è importante a scuola?
Siamo in un’epoca in cui la scuola si ritrova a dover affrontare sfide sempre più complesse, dall’inclusione alle nuove tecnologie, dalle difficoltà di apprendimento al cyberbullismo e al disagio giovanile, ed è quindi sempre più impellente la necessità di valorizzare le figure che possono accompagnare studenti, insegnanti e famiglie in questo percorso.
Tuttavia, si tende ancora troppo spesso ad attribuire questo ruolo prevalentemente allo psicologo, dimenticando che esiste un’altra figura altrettanto centrale: il pedagogista.
È lui, infatti, l’esperto dell’educazione e dei processi formativi, colui che legge, interpreta e progetta interventi educativi mirati, promuovendo il benessere scolastico e la crescita globale della persona. Ci tengo a sottolineare un punto cruciale per me: lo psicologo lavora prevalentemente in presenza di un sintomo già conclamato, con un approccio orientato alla diagnosi e alla cura. Il pedagogista invece agisce in un’ottica, come già detto, preventiva e progettuale lavorando sui contesti, le dinamiche relazionali, sui processi di apprendimento prima che il disagio si strutturi.
Tornando a rispondere alla domanda “perché il pedagogista a scuola”, sento la necessità di sottolineare le sue funzioni in un contesto così fondamentale per la formazione dell’individuo:
- Prevenire la dispersione scolastica
- Valutare e supportare
- Fungere da mediatore tra scuola, famiglia ed enti del territorio
- Formare e supportare costantemente i docenti
- Progettare percorsi educativi personalizzati
L’intervento di tale figura quindi mira a creare ambienti favorevoli alla crescita, a potenziare le risorse individuali e a promuovere il benessere formativo, contribuendo così a ridurre il rischio di insuccesso scolastico, dispersione o disagio evolutivo.
A mio avviso è quindi tempo che la scuola italiana riconosca in modo formale e strutturale la presenza del pedagogista. Non come figura accessoria ma come risorsa stabile e strategica.
Caterina Stronati
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