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Chi ha distrutto la scuola?

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Priva da decenni di una qualunque guida politica, di una visione adeguata dei suoi scopi e dei suoi compiti, la scuola ha perso né ha saputo rinnovare il suo ruolo sociale” è la tesi che Ernesto Galli della Loggia ha cercato di dimostrare nel libro “L’AULA VUOTA – COME L’ITALIA HA DISTRUTTO LA SCUOLA”.

Purtroppo l’analisi è superficiale: la dimensione del problema educativo non è riconosciuta e la visione sistemica è assente.

Inoltre la genericità e la lacunosità dei riferimenti normativi sono fuorvianti: l’autore eleva una cortina fumogena che occulta i veri responsabili dello stallo dell’istituzione scolastica.

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Il legislatore [Dlgs 294/97, DPR 275/99, legge 53/2003 – art.2, comma 1, lettera a] ha abbattuto la complessità del problema educativo scomponendolo in sottoproblemi:

  • Ha affrontato inizialmente il problema formativo: ha dato mandato al Consiglio di Circolo/d’Istituto di “Elaborare e adottare gli indirizzi generali”, “coerenti con gli obiettivi generali ed educativi determinati a livello nazionale”, da esprimere sotto forma di competenze generali. [I regolamenti di riordino dei licei 2010 (profili) contengono un repertorio degli obiettivi dell’apprendimento (generali e d’indirizzo) per i percorsi liceali].

Tutti gli insegnamenti del liceo sono da orientare al conseguimento di tali traguardi formativi.

  • Il divario con l’argomentazione del libro è abissale: “Il sistema delle «competenze» (che, ripeto, è un sistema di valutazione, ma con decisive implicazioni didattiche) comporta dunque un brutale declassamento di tutte le materie umanistiche, una loro virtuale espulsione dal centro identitario dell’istituzione scolastica e di conseguenza una radicale trasformazione della sostanza come dell’immagine della scuola. La «competenza» è una competenza del fare, infatti, ed essa finisce per costituire un metro di giudizio che sostituisce quello, ormai considerato antiquato, del «conoscere».”
  • Ha risolto il problema educativo specificando le responsabilità del Collegio dei docenti rispetto alla “Programmazione dell’azione educativa” e alla “Valutazione periodica dell’andamento complessivo dell’azione didattica per verificarne l’efficacia in rapporto agli orientamenti e agli obiettivi programmati, proponendo, ove necessario, opportune misure per il miglioramento dell’attività scolastica”.

Il compito dell’organismo collegiale riguarda l’identificazione e il perseguimento delle capacità sottese alle competenze generali deliberate dal sovraordinato organo di governo.

  • Ha utilizzato il termine ISTRUZIONE come sinonimo di COORDINAMENTO DEGLI INSEGNAMENTI. Essi devono mirare ai traguardi collegialmente decisi, concretizzare la “programmazione dell’azione educativa”, in conformità alle qualità dei destinatari della progettazione didattica.

Il legislatore ha derivato il significato del termine istruzione della cultura sistemica.

  • Il volume banalizza il senso della legge, appiattendo lo scenario: “Si delinea un vero e proprio ritorno all’idea che nelle aule scolastiche debba avere principalmente luogo non già l’istruzione tradizionalmente intesa bensì – come cosa diversa da quest’ultima: si tratta di un aspetto fondamentale – la formazione e l’educazione. Due termini che, a dispetto della loro vaghezza, in tutti i documenti ufficiali hanno ormai quasi del tutto soppiantato la parola istruzione”.
  • Ha trattato l’insegnamento come sottoproblema terminale: i docenti sono chiamati a progettare il loro lavoro in funzione sia del conseguimento dei traguardi dell’istruzione, sia per trasmettere una corretta immagine della propria materia (competenze specifiche).

Un onere facilitato dalla dilatazione del concetto “disciplina” richiamato dai regolamenti di riordino del 2010: “a) lo studio delle discipline in una prospettiva sistematica, storica e critica;   b) la pratica dei metodi di indagine propri dei diversi ambiti disciplinari”.

Una dilatazione che fa affiorare le potenzialità delle lingue antiche: la traduzione di un testo latino/greco è un esercizio squisitamente progettuale. Definito il problema si analizzano i dati, si formulano ipotesi, s’identificano e applicano strategie, si ottengono risultati che, soppesati, consentono di ripercorrere i passi fatti per migliorare il prodotto.

  • L’autore non ha valorizzato l’aspetto educativo dall’approccio metodologico al tradurre: “A cominciare dal latino e dal greco, quelle materie possiedono alcuni caratteri che le rendono per chiunque uno strumento prezioso di crescita intellettuale e culturale. Per almeno tre ragioni. Innanzitutto perché sono inutili ..

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Si trascrive un’asserzione boomerang: “Abbiamo chiuso gli occhi sulle occasioni mancate, sulle decisioni non prese, soprattutto sui molti errori commessi .. In questa prospettiva la scuola è diventata il luogo simbolo del grande autoinganno con cui la società italiana ha cercato a lungo – e ancora oggi cerca – di non vedere le ragioni che l’hanno progressivamente condotta alla critica condizione attuale. Le quali ragioni, nel caso dell’istruzione, sono le riforme nate da idee sbagliate da ingenuità utopiche..”

Ricca è la casistica delle occasioni mancate, sovrabbondante è l’elenco delle omissioni e degli errori che hanno contrassegnato la vita della scuola degli ultimi cinquant’anni: Ernesto Galli della Loggia non ne ha avuto sentore, l’apparenza ha guidato le sue osservazioni.

Si esaminerà un accadimento la cui veridicità è di facile accertamento.

Il principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza” [Decreto Legislativo 27 ottobre 2009, n. 150 Dirigenza pubblica Art. 37] è un postulato delle scienze dell’organizzazione.

Tale principio è il fondamento dell’assetto organizzativo sopra illustrato.

Le scuole non hanno dato alcun seguito al dettato legislativo, ignorandolo:

  • La lettura delle convocazioni degli organismi collegiali, stilate dai dirigenti scolastici negli ultimi cinquant’anni, consente d’osservare la ricorrente elusione della legge: gli ordini del giorno non hanno mai previsto gli adempimenti vitali prescritti
  • Tutti gli organigrammi che le scuole hanno messo in rete sono sbagliati. Le funzioni della dirigenza e quelle di governo sono sovrapposte.

La risultante confusione ha originato lo stato dell’istituzione scolastica descritta nel libro.

Enrico Maranzana