Home Archivio storico 1998-2013 Elezioni politiche 2013 Chi siederà sulla poltrona di Ministro dell’Istruzione?

Chi siederà sulla poltrona di Ministro dell’Istruzione?

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Sono stati fatti alcuni nomi con un profilo comune che lascia trasparire un preciso identikit legato a un curriculum idoneo a dirigere con competenza un Ministero chiave come è quello dell’Istruzione, mentre non si riesce a capire se si voglia puntare a un nome di area cattolica o continuare, dopo Profumo, sul versante laico e quindi di cultura di centro sinistra.
Dell’area cattolica si sono fatti i nomi di Mauro Mauro, Maria Stella Gelmini, Maurizio Lupi, ma nessuno dei tre, sembra, potrebbe essere, per ragioni diverse, candidabile al ricoprire la carica di nuovo Ministro dell’Istruzione.
Si fa spazio quindi l’idea di lanciare Elena Centemero, responsabile scuole del Pdl, e che proviene dal mondo della scuola in quanto ha insegnato latino, greco, italiano e storia in vari licei della Lombardia, dove ha anche superato il concorso a dirigente scolastico nel 2012.
In ogni caso bisogna precisare che i “saggi” hanno posto dei paletti relativamente alla scuola, nel senso che hanno indicato le priorità che dovranno informare il nuovo ministro dell’istruzione e nelle proposte da loro avanzate non c’è nulla che faccia riferimento al programma del Pdl, sul tipo del bonus da assegnare alle famiglie in relazione alla cosiddetta “libertà di scelta” che è tanta cara al partito di Berlusconi.
Si desume quindi che il ministro dell’istruzione che Enrico Letta dovrà scegliere, debba avere nelle sue direttive guida le indicazioni formulate dai “saggi” dove spicca l’urgenza ad investire sul capitale umano, come fattore strategico del sistema competitivo italiano, e l’innalzamento dei livelli di istruzione.
Ma poi c’è pure l’urgenza, in sintonia col programma del Pd, di implementare un piano per dimezzare la dispersione scolastica, mediante il prolungamento della scuola al pomeriggio negli anni del primo ciclo, evitando però la “mera replica delle lezioni frontali della mattina” e individuando “percorsi specifici per i ragazzi maggiormente a rischio”, finalizzati al “rafforzamento delle competenze di base: comprensione dei testi, competenze logico-matematiche e applicazione del metodo scientifico”.
Ma loro hanno scritto pure di aumentare in modo consistente i fondi per il diritto allo studio portando, in particolare, il Fondo Integrativo Statale delle borse di studio a 250 milioni di euro annui. 
E poi: “Potenziamento delle iniziative finalizzate ad insegnare stili di vita salutari nelle scuole e nelle università, promuovendo, sul modello americano, l’eliminazione dai distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e bevande ad alto contenuto calorico”.
Miglioramento indispensabile dell’infrastruttura di rete delle scuole, attualmente dimensionata per la gestione amministrativa, anche in vista dell’adozione dei libri digitali, prevista progressivamente dal 2014”.
Purtroppo nel documento non è detto nulla sul precariato, sulla formazione dei docenti, sui fondi per il funzionamento delle scuole, sulla revisione degli organi collegiali, sul concorsone voluto da Profumo.
Per questo pensiamo che la scelta che Enrico Letta dovrà fare, relativamente al ministro dell’istruzione, passi attraverso queste priorità che in larga misura coincidono col programma elettorale del Pd e molto meno con quello, sia del Pdl e sia di Scelta civica, i due partiti che si sono dichiarati disponibili ad appoggiare il nuovo (ma vedrà la luce?) Governo a guida del Centrosinistra.
In ogni caso, per completezza di informazione, da altri ambienti e altri pulpiti si preme affinché il Ministero della Minerva si affidi a un tecnico, a uno cioè che sappia, fin nei reconditi più nascosti, le effettive condizioni e le reali “possibilità possibili” che si accampano nei quartieri che furono di Giovanni Gentile e di Benedetto Croce e per dare una svolta alla scuola e non solo.
Un tecnico di larga e provata competenza, insomma, ma che riesca soprattutto a mettere in atto quanto dai “saggi” segnalato e magari con sottosegretari “politici” per dare il segnale dell’attenzione dei partiti sulla scuola.