Home I lettori ci scrivono Chi sono gli idonei della Graduatoria di Merito 2012?

Chi sono gli idonei della Graduatoria di Merito 2012?

CONDIVIDI

Appartengono a tale categoria circa 6.000 soggetti, definiti con l’impropria locuzione di “idonei”, che si sono macchiati della colpa di voler soddisfare la loro ambizione di diventare docenti della scuola pubblica attraverso il superamento di un concorso, così come previsto dalla Costituzione italiana.
La loro vicenda è ormai nota. Il concorso in questione è il famoso “concorsone” bandito nel 2012 per selezionare, dopo ben 13 anni dall’ultimo precedente concorso, dei docenti qualificati e selezionati sulla base del superamento di tre, quando non addirittura quattro, prove d’esame, ciascuna con votazione minima di 7/10.
Partecipanti circa 320.000, promossi all’esito di tutte le prove solo 20.000 persone, poco più del 6% circa di tutti i partecipanti. Questi 20.000 aspiranti docenti, selezionati in tutta Italia, sono stati quindi iscritti nelle cosiddette graduatorie di merito 2012. In virtù di ciò, sulla base delle vigenti normative in materia di reclutamento nella scuola pubblica, molti di essi fino ad oggi sono state immessi in ruolo, ricevendo la loro ambita cattedra.
Bravi gli idonei si dirà, finalmente anche in Italia si è deciso di valorizzare il “merito”.
E invece no, perché sulla strada dei nostri si è frapposto il disegno di legge della “Buona scuola” che, per migliorare le sorti della scuola pubblica italiana, ha previsto l’immissione in ruolo di ben 100.701 nuovi insegnanti.
Bene, si dirà ancora: chi ha appena superato un concorso così selettivo sarà certo tra i primi ad essere immesso in ruolo.
Così dovrebbe essere in effetti, visto che, come detto, le normative vigenti in materia di reclutamento nella scuola pubblica (artt. 399 – 400 T.U. Scuola) riservano prioritariamente il 50% dei posti agli iscritti in graduatoria di merito ed il restante 50% alle graduatorie ad esaurimento, in cui sono inseriti a vario titolo circa 150.000 docenti.
E invece ancora no, perché le graduatorie ad esaurimento sono divenute, nel corso degli anni, estremamente affollate e per smaltirle si è deciso di mettere da parte i docenti selezionati con il recente concorso pubblico (i 6000 ancora inseriti in graduatoria di merito), per favorire l’eliminazione delle lunghe code dei precari storici. L’anzianità prevale sul merito. Che cosa fare dunque di questi 6000 sventurati?
In un primo momento il governo aveva pensato di sopprimerli (non fisicamente, si intende!), cioè di sopprimere la loro graduatoria.
Poi la loro sorte è passata nelle mani degli onorevoli deputati che, più benevolmente, li hanno graziati, ammettendo il loro diritto all’assunzione, in realtà già sancito per legge.
Però, a differenza dei colleghi che lo scorso anno sono stati immessi in ruolo, loro, in deroga alla legge, dovranno prima scontare un anno di attesa e poi dal 2016, rimossa la deroga attuata questo anno (si avete capito bene, si deroga un anno sì, un anno no), potranno finalmente ricevere la loro cattedra. Tra quelle che saranno rimaste disponibili ovviamente.
Ma in fondo, cos’è un anno di attesa? Un anno di vita da “esodati”, un anno di vita congelato, senza stipendio, senza certezze, senza diritti perché si è deciso, in deroga alla legge e in contrasto con i principi costituzionali, di posticipare al 2016 l’immissione in ruolo degli aspiranti in graduatoria di merito.
Ora il disegno di legge sarà esaminato in Senato e forse c’è ancora speranza che questo pasticcio normativo venga risolto, eliminando le irragionevoli deroghe a singhiozzo e le ingiuste disparità di trattamento tra soggetti con pari diritti (gli idonei assunti lo scorso anno e quelli “sospesi” questo anno) e ripristinando il diritto all’immissione in ruolo degli iscritti in graduatoria di merito già dal 2015, nel rispetto della legge e della Costituzione.
Se così non sarà, saranno i giudici a ristabilire le cose e, tra qualche anno, i nostri sfortunati eroi riceveranno il risarcimento per il danno subito.
Solo che a pagarlo non saranno i responsabili, ma ancora una volta i cittadini italiani.