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Cisl Scuola contro le sezioni-primavera nella scuola dell’infanzia

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E’ bastato l’annuncio della circolare sulle iscrizioni per il 2007/2008 fatto dal vice-ministro Mariangela Bastico, per dare fuoco alle polveri.
Cisl-Scuola non lascia passare neppure mezza giornata e interviene immediatamente con un comunicato durissimo in cui si accusa il Ministero di non tener conto delle ricadute che le innovazioni previste dalla legge finanziaria potrebbero avere sulla organizzazione del lavoro del personale della scuola.
Francesco Scrima, segretario nazionale di Cisl Scuola, tira in ballo l’articolo 43 del Contratto nazionale, esattamente lo stesso che è stato utilizzato a luglio per disapplicare le norme sul tutor e sugli anticipi nella scuola dell’infanzia.
Sotto accusa non è solo il metodo (sarebbe mancato il necessario confronto preventivo con le organizzazioni sindacali) ma anche il merito:
Le cosiddette “sezioni primavera” riservate ai bambini di 2-3 anni “rappresentano per la Cisl-Scuola un vero e proprio atto di contaminazione della scuola dell’infanzia”, sostiene Scrima.
Per non parlare del disappunto legato all’uso di una circolare per dare avvio all’innalzamento dell’obbligo di istruzione e nuove iniziative nel campo della educazione permanente e ricorrente degli adulti.
“In realtà – ci spiega direttamente il viceministro Mariangela Bastico – la circolare è in lavorazione e non c’è ancora nulla di definito. Per esempio per quanto riguarda le sezioni primavera è necessario passare attraverso una intesa con le Regioni e gli Enti Locali; e, sempre per l’infanzia, anche per quanto concerne i bambini nati a gennaio non è stata presa ancora nessuna decisione. Possiamo invece dire che a partire dal 2007/2008 potranno essere iscritti in prima elementare anche i bambini che compiono i 6 anni entro il 30 aprile dell’anno successivo”
“Certo è – sottolinea il viceministro – che una circolare non può disattendere la legge: se la legge finanziaria introduce l’obbligo a 16 anni, con la circolare sulle iscrizioni non possiamo fare altro che prenderne atto; il problema della ricaduta sulla organizzazione del lavoro del personale è altra questione”.