
Un collaboratore scolastico è stato licenziato dalla scuola in cui lavorava, a Prato. Il motivo? Passava troppo tempo a risolvere rebus e a fare parole crociate. Lui ha impugnato il provvedimento, ma il Tribunale ha dato ragione all’istituto e non a lui. Lo riporta Il Corriere della Sera.
La decisione della scuola
Nel procedimento è emerso che “l’abituale utilizzo della Settimana Enigmistica e la creazione di un clima di disagio con le collaboratrici” per alcuni suoi comportamenti bizzarri, giustificano il provvedimento del dirigente scolastico.
L’uomo era stato assunto a tempo indeterminato a settembre dello scorso anno ma al termine del periodo di prova la scuola gli aveva notificato il decreto di recesso per “inadeguatezza delle competenze professionali in relazione alla performance lavorativa”.
Il giudice ha ascoltato alcune testimonianze in merito ai comportamenti dell’uomo sul posto di lavoro che sono risultate tutte concordanti tra loro e nella stessa direzione indicata dall’istituto pratese. È venuto fuori infatti che l’uomo non solo aveva l’abitudine di dedicarsi più ai cruciverba che alle sue mansioni e che era poco collaborativo, ma che si rifiutava di lasciare le sue amate parole crociate per mettersi al lavoro persino quando gli veniva richiesto espressamente. Ad esempio, i colleghi hanno fatto presente al giudice che più volte, nel corso delle pulizie pomeridiane, lo avevano invitato a completare la parte che gli toccava, inutilmente.
Nei momenti in cui veniva richiesto il suo aiuto (per spostare sacchi o foglie nel cortile) tirava fuori giustificazioni (mal di schiena, raffreddore) e si allontanava dalle colleghe e dai colleghi, lasciando che questi svolgessero il lavoro da soli. “Tutti confermano di averlo visto ripetutamente, durante l’orario di servizio, intento a compilare le parole crociate, rifiutandosi di lavorare”.
Le altre stranezze
Stando al resoconto processuale, in vista dell’avvio dell’anno scolastico e della necessaria preparazione delle aule, gli era stato detto verbalmente e in modo chiaro di provvedere allo svolgimento di attività ordinarie “atte a mantenere un livello di igiene dei locali”, ma quasi subito l’uomo avrebbe “manifestato apertamente la propria noia nello svolgere quanto assegnato e smetteva di eseguire il lavoro”.
Alcuni colleghi infine hanno riferito alcune stranezze che preoccupavano non poco chi lavorava con lui: “Abbiamo notato un’insofferenza ai forti rumori presenti nell’istituto, specie quelli legati al suono della campanella o al troppo rumore fatto dai ragazzi nei momenti di uscita dall’edificio, con irritazione eccessiva da parte sua”. Testimonianze che hanno convinto il Tribunale ad accogliere in pieno le tesi della scuola.




