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Come si festeggia la maturità? Schettini: “Se fossi genitore non esagererei nella ricompensa, direi ‘hai fatto il tuo dovere'”

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In questi giorni si fa gran parlare di maturità, visto che si stanno concludendo gli orali, la parte finale dell’Esame di Stato. I social sono pieni di foto di ragazzi che finiscono il colloquio e festeggiano fuori la scuola con fiori, festoni e addirittura corone d’alloro.

Già dall’anno scorso questa usanza che è emersa di recente è stata fortemente criticata: giusto celebrare la maturità come fosse la laurea? E, i genitori devono fare ai figli grossi regali o questi ultimi hanno fatto solo il loro dovere?

“La maturità va festeggiata”

A introdursi nel dibattito è stato il docente e content creator Vincenzo Schettini, volto de La Fisica Che Ci Piace. “Spesso queste foto descrivono situazioni che sembrano apparentemente esagerate. Spesso leggo commenti strani. Io non mi sento di criticare quel momento se viene festeggiato”, ha esordito.

“Siamo nel periodo dei social. Per uno che pubblica foto sulla festa ce ne sono altri 99 che non pubblicano nulla. Io l’ho vissuto come un momento normale, i miei mi hanno detto ‘bravo’, stop. Se io fossi un genitore, detto questo, non esagererei nella parte di ricompensa per questo obiettivo. Sarei più un genitore da ‘bravo figlio mio, hai fatto metà del tuo dovere'”.

“Però è un momento bello, va festeggiato, è comunque un momento di gioia e va festeggiato ed è normale, anche attraverso i social”, ha concluso.

“Maturità con la corona d’alloro? Pacchiana”

A puntare il dito contro questa nuova consuetudine è stato lo scrittore e docente Andrea Maggi, volto noto anche del programma “Il Collegio”. Le sue parole, riportate da Il Mattino, non lasciano spazio a fraintendimenti: “La corona d’alloro alla maturità è pacchiana”, ha affermato, sottolineando come questa scelta non parta dai ragazzi, ma dai genitori.

Secondo Maggi, si tratterebbe di una “mossa” che riflette la volontà degli adulti di appropriarsi dei successi dei figli. “È cafone e niente affatto normale“, ha aggiunto, inserendo nel mirino anche altri simboli importati, come le toghe da laurea per i bambini delle scuole elementari. “Una presenza ossessiva e oppressiva” dei genitori, che faticherebbero ad accettare il naturale percorso di crescita dei propri figli.

Ma l’analisi non si ferma al gusto estetico o alla forma: per il professore, questa tendenza rivela un problema più profondo, quello dell’eccessiva proiezione delle aspettative degli adulti sulla vita dei giovani. “Si sminuisce il percorso scolastico – ha detto – trasformando traguardi personali in occasioni di autocelebrazione genitoriale, come se ogni passaggio della vita dei figli dovesse essere vissuto attraverso il filtro dell’adulto”.

“Sarebbe sano – ha concluso il professore – che i genitori lasciassero ai figli il diritto di vivere queste esperienze importanti da soli, senza interferenze, senza la necessità di renderle spettacolo o rivalsa”.