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Competenze digitali, un milione di posti di lavoro vacanti: cosa studiare per coprirli?

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Presto in Europa ci sarà un grave rischio di gap tra domanda e offerta: gli analisti, anche i più affidabili, hanno calcolato che già nel 2020 ci saranno oltre un milione di posti di lavori vacanti su questo settore, con richieste di competenze digitali e fortemente specialistiche.

Indispensabile investire su formazione e competenze digitali

A tornare sul tema dell’importanza delle competenze digitali (più volte trattato anche su questa testata giornalistica) è il CEO di Google Italia Fabio Vaccarono, il quale in occasione dell’assemblea di Anci Piemonte ha ribadito come “la sfida  strategica per L’Italia è la conversione del capitale umano: ossia investire su formazione e competenze digitali”.

Secondo il Managing Director della multinazionale si stima che nel 2020 ci saranno addirittura 6 miliardi di persone collegate in rete con opportunità di oltre un milione di posti di lavoro da coprire con persone in possesso di adeguati digital skills. In base ai dati attuali, l’Italia ha infatti un potenziale digitale del 12% contro Paesi come gli Stati Uniti che sono posizionati al 20%.

Risultano quindi ampi i margini di miglioramento del nostro Paese. Ma si tratta di cogliere questa opportunità molto velocemente, perché sono in gioco occupazione e ammodernamento del Paese.

Un impegno che le grandi aziende internazionali presenti n Italia stanno prendendo come riferimento per aiutare le nostre istituzioni a colmare il gap formativo attualmente presente in Italia.

Eccellenze in digitale di Google

Una delle iniziative avviate da Google è “Eccellenze in digitale”, un progetto nato nel 2013 in collaborazione con Unioncamere e rivolto alle piccole e medie Imprese come supporto nel trarre benefici dalla trasformazione digitale.

Molto importante anche l’impegno che la stessa Google ha assunto con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per offrire formazione sul mondo del digitale ai giovani studenti o a chi ha appena terminato gli studi. Un progetto che ha visto già oltre 1400 tirocinanti partecipare a diverse iniziative delle aziende che collaborano al programma e in molti casi il tirocinio si è trasformato in un contratto di lavoro.

Il ruolo decisivo della scuola

C’è da aggiungere che oggi, come mai era capitato prima, il consumatore è nettamente più avanti in termini di conoscenze ed utilizzi degli strumenti digitali rispetto le stesse organizzazioni che lavorano per offrire servizi e ha quindi una predisposizione naturale alla sperimentazione e ai cambiamenti che è molto più rapida di quella delle aziende stesse.

Per questo motivo è fondamentale una formazione estesa a tutte le popolazioni scolastiche e soprattutto che sua continua, cioè in grado di cogliere tutti i rapidi cambiamenti insiti proprio delle nuove tecnologie. Si tratta in fine dei conti di approfondire e di capire cosa c’è dietro gli strumenti digitali e i social che tutti utilizzano.

Due le vie di uscita per il futuro, indicati dal Manager: la prima è vedere cosa esiste già e che cosa, grazie a internet, diventerà di accesso e di dominio universale. “La seconda è quella di ragionare considerando la rete come tecnologia abilitante intorno all’innovazione in diversi settori che, grazie a internet, sono in grado di fondersi e poi vanno a cambiare le logiche e i processi di interi settori industriali”.