Home Concorsi Concorso Dirigente Scolastico: si va verso il 2017 pensando ad un preside-manager

Concorso Dirigente Scolastico: si va verso il 2017 pensando ad un preside-manager

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 Inevitabilmente il cambio di un esecutivo genera dei cambiamenti nella burocrazia, e anche dei ritardi  come solitamente avviene generalmente per le procedure concorsuali.

Le quali, pur potendosi definire perfezionate necessitano di ultimi dettagli per l’emanazione.

Un concorso atteso da diverso tempo nella scuola italiana e che già ha registrato diversi slittamenti è quello per Dirigente Scolastico. L’ultimo governo ha tenuto conto di alcuni aspetti in merito al reclutamento di tale figura divenuta sempre più centrale nella gestione delle istituzioni scolastiche e su cui ruota gran parte della legge 107.

Ed infatti, rispetto ai precedenti concorsi è cambiato qualcosa a cominciare dalla possibilità di non escludere dall’accesso come avvenuto in passato coloro che hanno maturato almeno 5 anni di servizio anche con contratti a tempo determinato. Si tratta di un aspetto non irrilevante che è facile immaginare aumenterà il numero degli aspiranti e che comunque evita possibili contenziosi su cui la magistratura si è già espressa ammettendo alcuni concorrenti.

I posti messi a concorso ma sarebbe più corretto chiamarlo corso-concorso considerando che è previsto una volta superate le prove un corso di formazione e tirocinio, dovrebbe essere di circa 1500 distribuiti sul territorio nazionale e servirà per rimediare al fenomeno delle reggenze divenute ormai troppo frequenti mentre si discute se assegnare anche ai vincitori le scuole con meno di 600 alunni. Infatti il DL 98/2011 in merito aveva stabilito  per il biennio 2012/13 e 2013/14 l’esclusione della nomina di un dirigente titolare per le istituzioni scolastiche con meno di 600 alunnni ma non contemplava gli anni successivi. Lo stesso corso-concorso poi prevede per la prova scritta non più il tradizionale elaborato ma 5 domande a risposta aperta di cui 1 in una lingua scelta dall’aspirante ds fra inglese, francese, tedesco e spagnolo e riguarderanno argomenti legati alla didattica ma anche alla gestione manageriale dell’istituzione scolastica fra cui la modalità di organizzazione del lavoro e del personale; diritto civile e ammnistrativo; contabilità di Stato.

Si tratta di argomenti che confermano la necessità di una preparazione di tipo manageriale per la dirigenza scolastica che avvicinano la figura del D.S. anche nella fase di reclutamento ancora di più ad altre figure apicali della pubblica amministrazione. Vero è che però che la possibilità che avrebbe dovuto essere la SNA, ovvero la scuola nazionale dell’Amministrazione ad occuparsi della formazione dei nuovi dirigenti, come stabilito all’epoca dal Ministro Maria Grazia Carrozza attraverso il cd pacchetto “L’istruzione riparte”, aveva dato l’impressione che l’idea di creare la reale figura di un preside-manager stesse realizzandosi. 

Il fatto che della formazione adesso si occuperà il Miur dopo avere ottenuto i fondi del MEF, a dire il vero, non cambia molto la sostanza delle cose, però confina l’immagine del DS a figura di dirigente della pubblica amministrazione che resta ancorata negli angusti spazi del suo settore d’appartenenza ovvero quello scolastico, e poco proiettata ad un possibile utilizzo in altri ambiti della PA, attraverso la cd mobilità intercompartimentale, istituto di cui si parla tanto ma che in concreto si applica poco.

Insomma le rivendicazioni che si trascinano da anni da parte dei D.S. anche per quanto riguarda il trattamento economico, considerato più assimilabile (considerazione di chi scrive ndr) più ad un quadro con funzioni direttive che ad un dirigente della pubblica amministrazione, potrebbero trovare maggiore forza dalle nuove modalità di reclutamento.

Ma sarebbe opportuno anche che la pubblica amministrazione si sforzasse a favorire anche  un piano di mobilità intercompartimentale per i dirigenti scolastici, i quali potrebbero dare prova, dimostrandolo con i fatti, di essere dei veri e propri manager pubblici, capaci di amministrare in posizione apicale anche uffici di altri comparti della pubblica amministrazione, per i quali il trattamento economico di coloro che ne stanno a capo è di gran lunga maggiore del D.S.