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Concorso dirigenti scolastici, boom di ricorsi in tutta Italia: candidati assenti tra gli ammessi e varie anomalie

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Caos sul concorso dirigenti scolastici, le cui prove orali si stanno svolgendo in questi giorni in tutta Italia. Oltre a quanto avvenuto in Campania, con addirittura la sospensione degli esami, in varie regioni stanno fioccando esposti e ricorsi. Lo riporta La Repubblica.

Si parla di opacità sull’estrazione delle tracce. Dubbi sullo scioglimento dell’anonimato. Collaborazioni professionali tra candidati e commissari. Esaminati ed esaminatori che si sono scambiati, negli anni, i ruoli. Sostituti chiamati a giudicare seppur bocciati alle prove preselettive. Colleghi che correggono i compiti di altri colleghi. Uso di codici non consentiti. Griglie di correzione con cancellature. Potenziali conflitti d’interesse. Addirittura presunte discriminazioni di candidati con disabilità accertate.

In Lombardia verrà presto presentato un ricorso al Tar perché, secondo i candidati esclusi dalla prova orale “dall’analisi dei verbali e dei documenti ottenuti tramite richieste ufficiali di accesso agli atti sarebbero emerse diverse anomalie sia formali che sostanziali”.

Le criticità comuni

Tra le criticità ce n’è una comune a tutte le Regioni che riguarda l’estrazione delle tracce della prova scritta che sarebbe avvenuta 48 ore dopo il compito e in assenza di testimoni, anziché contestualmente allo scritto. In molte aule, inoltre, i candidati raccontano di aver avuto a disposizione la busta contenente il codice identificativo e una penna per tutta la durata della prova: con quella avrebbero potuto copiare numeri e lettere associati al proprio compito, violando così l’anonimato. Dai verbali emergerebbe pure che alcuni elaborati sarebbero stati riaperti in più riprese, anche in giorni e mesi differenti; altri ancora non risultano valutati.

Una candidata disabile ha scritto a La Repubblica per denunciare, invece, che il tempo aggiuntivo concessole dall’Ufficio scolastico regionale fosse troppo poco rispetto a quanto richiesto nel suo certificato medico e che l’attrezzatura della sua postazione (pc e tastiera) presentasse dei malfunzionamenti che le hanno reso più ostico il compito.

Ma ci sono pure due casi curiosi: la prova suppletiva che riguardava solo due candidate ha visto anche la partecipazione di nove candidate “civetta” che avendo però consegnato il compito in bianco hanno reso riconoscibile le vere partecipanti al concorso. Ci sarebbe pure una candidata assente alla prova scritta, o almeno così si evince dal verbale d’aula, ma il cui nome comparirebbe misteriosamente nell’elenco degli ammessi all’orale. I bocciati, inoltre, hanno sottoposto la correzione dei compiti all’intelligenza artificiale. Ebbene, sostengono che la maggior parte di loro, bocciati allo scritto, avrebbero superato la prova con votazioni pure alte.

Anomalie in Lazio

Un altro faro si è acceso nel Lazio. Il gruppo dei ricorrenti ha sollevato le stesse anomalie: l’estrazione delle prove, l’identificazione dei candidati, correzioni estremamente veloci dei compiti (cinque quesiti a risposta aperta e cinque a risposta chiusa in inglese), firme olografe al posto di quelle digitali, griglie di valutazione pubblicate in ritardo, candidati tutelati dalla legge 104 collocati nello stesso istituto per sostenere la prova “in apparente violazione dei principi di inclusione e anonimato”. E ancora: “la presidente della commissione avrebbe tenuto un corso di formazione – sostengono i candidati bocciati – pochi mesi prima del concorso”, mentre “altri commissari avrebbero ricoperto ruoli nell’amministrazione scolastica operando in collaborazione diretta con alcuni aspiranti dirigenti”.

Un ricorso al Tar del Lazio è già arrivato dalla Sicilia dove l’iter concorsuale sarebbe stato viziato da altre anomalie. Ci sarebbero commissari che hanno tenuto corsi propedeutici al concorso ad alcuni dei vincitori, “un chiaro caso di incompatibilità”, sostiene un docente escluso. “Dopo l’accesso agli atti – prosegue l’insegnante ascoltato da La Sicilia – abbiamo visto una valutazione delle prove del tutto casuale, con voti più alti nei primi giorni per poi scendere negli ultimi quando bisognava ridurre il numero degli ammessi”.

Violazione dell’anonimato in Calabria

E ancora: la Calabria. Qui, oltre alle accuse di mancata trasparenza sulle buste contenenti le prove d’esame e di violazione dell’anonimato, gli aspiranti dirigenti pronti al ricorso raccontano, con una dettagliata relazione e atti a cui hanno avuto accesso che Repubblica ha potuto consultare, di una candidata che avrebbe svolto il compito con un Codice non consentito sul banco e di un’altra accusata di averlo fatto pure se l’ha tenuto in borsa. E poi ci sono orari di correzione e di creazione dei documenti che non coincidono, firma sui verbali che divergono da chi ha creato i file.

Su tutto questo e sulle altre regioni pronte a muoversi – come il Veneto, la Puglia e l’Abruzzo – ai ministri dell’Istruzione Giuseppe Valditara e della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo sono arrivate già cinque interrogazioni parlamentari da Movimento Cinque Stelle, Verdi e Pd.