Home I lettori ci scrivono Concorso straordinario: cari colleghi, abbandoniamo la polemica e riprendiamo i libri

Concorso straordinario: cari colleghi, abbandoniamo la polemica e riprendiamo i libri

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Sono un Professore di terza fascia (A013) in attesa del Concorso Straordinario che probabilmente, tra tempi burocratici e polemiche di ogni sorta, si svolgerà ad agosto.

Metto subito in chiaro di essermi laureato tardi (32 anni) e di essere rimasto “piazzato” a casa tra ripetizioni e centri-studi per ben quattro anni, subendo le angherie dei “ragazzi” e i soprusi degli pseudo-presidi che cercavano solo un modo per fare cassa, allungando in quell’Inferno due spiccioli a noi poveri docenti.

La ricerca di un miglioramento della situazione mi ha portato a inviare email alle cosiddette scuole paritarie, da cui non ho mai ricevuto una risposta, in quanto è chiaro come il sole che per lavorare in queste scuole bisogna conoscere qualcuno, come il preside, oppure un prete vicino alla scuola, nel caso delle scuole gestite appunto dalla Chiesa (tra l’altro in queste scuole c’è una visione del latino e della storia falsata).

Ho avuto l’occasione di partecipare al Tfa nel 2014, dove ho superato brillantemente la prima prova dei quiz, per poi cadere miseramente nella seconda prova scritta, dove, messa da parte la prova di italiano, mi sono trovato davanti quesiti di storia che non era storia e geografia che non era geografia. Oltretutto i docenti che avevano creato le prove erano specializzati in una parte della materia, come ad esempio Storia Moderna. Per questo sapevamo che avremmo dovuto puntare la nostra preparazione su uno “scompartimento” della storia. Risultato: uscirono domande strane, a cui non eravamo in grado di rispondere, a meno che non si fossero conosciute prima le reali intenzioni dei docenti universitari.

Per quanto riguarda le prove di Greco e Latino ci hanno sottoposto due versioni nello stesso giorno durante le quali alcuni candidati si sono rivoltati e hanno protestato per il fatto che la prova non era stata consegnata in modo corretto. Questa cosa mi ha arrecato un grande mal di testa, considerato il periodo estivo e la stanchezza, e un conseguente flop delle mie prestazioni. Ovviamente a passare le prove scritte sono stati tutti gli studenti che si erano laureati con i professori che avevano sottoposto le prove o che, astutamente, sono andati a guardarsi i loro libri (esempio: di Storia Moderna la parte relativa alle fonti).

In seguito, ho fatto domanda nella scuola e ho conseguito i 24 crediti. Sono ormai quattro anni che sono nella scuola e sono stufo di cambiare scuola ogni anno, sono stanco di cambiare colleghi e punti di riferimento, sono triste di non rivedere i miei ragazzi l’anno successivo. Ora, questo concorso che io reputo democratico, è l’unica possibilità che ho per avere una certezza, una stabilità, progettare la mia vita.

Vorrei, considerate le numerose polemiche, ricordare ai miei colleghi che studiano metodologie didattiche quella parte che riguarda la docimologia, appunto la valutazione. In docimologia si afferma che i test a crocette fatti in ambienti idonei, dove non c’è rischio di copiare, sono ottimi per valutare una persona, sono oggettivi e non a rischio di ricorso (guardate i Tfa). Siamo soliti guardare all’America per tutto, ebbene, in America i test a crocette vengono fatti da sempre in tutti i concorsi sia pubblici che privati, basta mettersi sui libri e studiare. In Italia ho conosciuto molti colleghi e colleghe anche più grandi di me che pensano di essere arrivati al traguardo, di sapere abbastanza, di non dover conoscere alcuna lingua o che la laurea o il master conseguiti siano sufficienti (mettiamo da parte l’inglese che è la lingua più lontana dall’italiano).

In tutto questo tempo nella scuola ho studiato le lingue degli altri paesi, come il tedesco e Rumeno, Francese e Spagnolo, ho nozioni di Russo e Svedese, ho letto moltissimi libri di storia, arte, filosofia e psicologia (infatti ho scoperto di essere junghiano), ho scritto dei libri che gli editori non vogliono pubblicare, perché ci sono cose che il pubblico non può capire, essendo un pubblico blando. Sto dicendo di non essermi mai fermato. Se dovessi essere valutato per titoli e competenze dovrei stare all’Università, ma anche lì si entra solitamente per “raccomandazione”. Oltretutto mi vedrei passare davanti precari storici (mi dispiace comunque della loro situazione) e quasi tutto resterebbe inalterato, in quanto ci sono anche i docenti di seconda fascia e altri precari che avrebbero la precedenza per età lavorativa. Mentre le barbarie e l’ignoranza riempiono le nostre strade di pregiudizi e razzismo, “alcuni” politici si fanno portatori del malessere del paese, riempendosi la bocca di slogan e cercando di bloccare l’unico concorso che può avere valore oggettivo. Inoltre, mi dispiace per i miei colleghi nelle paritarie, ma la scuola pubblica è la scuola pubblica. È evidente che la selezione nelle scuole paritarie non è sempre garanzia di meritocrazia, ma di altri fattori come accade per esempio alle poste, negli uffici di qualunque tipo, nei ministeri, e tutti sappiamo bene chi ci lavora, visto che recarsi all’Inps o in una Asl comporta uno stress notevole.

Qualcuno potrà obiettare di avere titoli e servizi e di avere diritto al posto, bene allora, lo dimostri con un test di selezione, invece di lamentarsi e sbandierare ai quattro venti il proprio malessere. Riprendete in mano i libri, scoprirete di non sapere veramente tutto, diventerete più forti nelle vostre materie, avrete più argomenti da utilizzare in classe e non farete come i nostri studenti che di fronte ad un meritato 4 dicono “Prof. le ho detto tutto!”. Gli orali sono gli esami più semplici, perché si può girare intorno all’argomento, far dimenticare la domanda e confondere il docente. Un filosofo Illuminista ha detto sapere aude. Forse è il caso di smettere di sollevare polemiche, nostro sport nazionale alla pari del calcio, e di mettersi seriamente sui libri! Abbiamo il dovere morale di dimostrare la nostra cultura, il nostro lavoro è una missione, non facciamo i docenti, siamo docenti!

 

Lettera Firmata