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Consiglio provinciale di Milano: no alla riforma Moratti

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Si è concluso con un lungo e articolato ordine del giorno la seduta aperta del Consiglio Provinciale di Milano sui problemi della riforma della scuola.
Fortemente voluto dall’intera giunta provinciale e in particolare dall’assessore all’istruzione GianSandro Barzaghi di Rifondazione Comunista, il consiglio ha rappresentato una occasione importante per mettere a confronto le diverse posizioni contrarie alla legge Moratti.
Il Consiglio provinciale ha espresso una forte critica all’impostazione della legge 53 e ai relativi decreti attuativi.
I motivi del dissenso riguardano – come si legge nell’ordine del giorno conclusivo – i nuovi modelli orari per il primo ciclo che, secondo il Consiglio provinciale, annulla di fatto il tempo pieno, l’introduzione della figura del tutor che “scardina l’organizzazione per team degli insegnanti, favorisce la strutturazione gerarchica del corpo docente e accentra le competenze legate ai piani di studio personalizzati (portfolio e rapporti con le famiglie)”, la riduzione delle ore destinate alle singole materie nella secondaria di primo grado.
Numerose anche le critiche sulla bozza di decreto del II ciclo soprattutto per quanto attiene il nuovo concetto di diritto-dovere alla formazione, la non chiara definizione dei rapporti tra Stato e Regioni, la mancanza di pari opportunità nei due canali dell’istruzione liceale e dell’istruzione e formazione professionale (per durata, certificazioni, percorsi, sbocchi, competenze istituzionali).
Ma il consiglio provinciale milanese protesta anche per l’attacco che la legge avrebbe messo in atto contro l’autonomia delle istituzioni scolastiche e per la scarsità delle risorse finanziarie assicurate alle scuole.
Colpisce però la conclusione dell’ordine del giorno che parla testualmente di “necessità del ritiro dei decreti attuativi per ripensare complessivamente la legge n. 53, al fine di emanare nuovi provvedimenti legislativi che modifichino l’impianto della legge di riforma”.
A chi, in questi mesi, ha seguito il dibattito sul tema “abrogare o modificare la legge 53” non sfuggirà che la formulazione adottata dal Consiglio provinciale di Milano parla di ritiro dei decreti attuativi, senza fare però ricorso esplicitamente al termine “abrogazione”; forse è solo una sfumatura che però sta ad indicare che anche la sinistra più radicale (di cui l’assessore Barzaghi è certamente un esponente di spicco) si sta rendendo conto su questo punto la mediazione sta diventando ormai del tutto indispensabile.