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Conte: il reddito di cittadinanza non si tocca come scuola e sanità, dal Governo non accettiamo politiche di austerità

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“Sull’istruzione il governo ci presenta un piano con dei tagli: chiuderanno circa 700 edifici scolastici” (anche se in realtà si tratta di accorpamenti di sedi autonome): ad affermarlo, il 19 aprile, è stato il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte. Durante il congresso decimo congresso Cisal, la Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, l’ex premier ha detto che “non si può puntare a un trattamento preferenziale per gli investimenti in difesa. Noi vogliamo scorporare vincoli di bilancio per gli investimenti in scuola e sanità”. Il grido d’allarme di Conte sui tagli, anche in prospettiva, tra l’altro trova riscontro nel Documento di economia e finanza appena approvato sempre dell’Esecutivo Meloni.

Sanità da codice rosso, no alle politiche di austerità

Conte ha tenuto a denunciare che “siamo a una sanità da codice rosso. Che cosa fa il governo? Nel Def è stato confermato un inaccettabile definanziamento della sanità. C’è un taglio. Stiamo ricadendo in errori peggiori dell’era pre-2020″.

Conte ha quindi chiesto di non fare “passi indietro sul reddito di cittadinanza: perché è stato uno stabilizzatore sociale, garantendo al Paese che non scoppiassero tensioni nel momento di maggiore sofferenza”.

“Noi non possiamo riabbracciare politiche di austerità – ha continuato il pentastellato – perchè sono politiche che ci hanno fatto male, non ci hanno fatto crescere. Quando il governo dice che i soldi del Pnrr sono troppi non dobbiamo ridere, dobbiamo arrabbiarci. Sono troppi per chi non ha capacità di spenderli e per chi non si vuole assumere la relativa responsabilità”.

Il leader dei grillini ha quindi spiegato che “non possiamo costruire un Paese migliore senza investire in questi settori”: scuola e sanità non si toccano.

Per poi concludere, tra gli applausi, sostenendo che “non si governa insultando le categorie più fragili, strizzando l’occhio a evasori e potenti“.

La ministra Calderone guarda a donne e lavoro

Anche la ministra del Lavoro, Marina Calderone, è intervenuta al congresso, rilanciando l’importanza delle politiche attive, della formazione e della riqualificazione. E il tema dell’occupazione delle donne, che devono avere la possibilità “della scelta” e strumenti che puntino di più sulla conciliazione dei tempi di vita-lavoro: oggi, ha rimarcato Calderone, raggiungere i valori della strategia di Lisbona (occupazione femminile al 60%) “vorrebbe dire recuperare il 7% del Pil in più”.

La ministra è tornata a porre l’accento sulla necessità “di avere lavoro di qualità, di combattere il lavoro sommerso e quel precariato che non fa crescere la società. Non sono contro il contratto a tempo determinato”, ha proseguito rimarcando che nell’intervento sulle causali “la contrattazione deve dire quali sono le esigenze temporanee che devono portare ad un rinnovo dei contratti a termine”.

La scuola italiana? La più vecchia al mondo

Al termine del congresso, al quale hanno partecipato oltre 600 delegati giunti da tutta Italia, Francesco Cavallaro è stato rieletto segretario generale Cisal: l’assemblea delegati delle 49 federazioni lo ha confermato alla guida della Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori.

Uno dei sindacati legati alla Confederazione è l’Anief: “In Italia – ha detto il suo presidente Marcello Pacifico, oggi confermato segretario confederale Cisal – abbiamo la scuola più vecchia del mondo e più precaria del mondo soprattutto perché si mandano in pensione troppo tardi i lavoratori della scuola, ignorando burnout e patologie a cui sono sottoposti in alto numero, e perché c’è l’abuso dei contratti a termine”.

“È giunta l’ora di riaprire il tema del rinnovo dei contratti, per recuperare almeno quello che la guerra dopo e la pandemia prima hanno sottratto, impoverendo tutti i dipendenti pubblici, in particolar modo gli stipendi del personale scolastico che sono tra i più bassi in Europa”, ha concluso il sindacalista Anief.