Home Politica scolastica Contratto scuola, Gilda ricorre alla Commissione Europea: “Chi non firma è penalizzato”

Contratto scuola, Gilda ricorre alla Commissione Europea: “Chi non firma è penalizzato”

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L’ipotesi di contratto scuola 2016/2018, firmata da Flc Cgil, Cisl Scuola e Uil Scuola, come sappiamo, non ha visto i favori dei sindacati Gilda e Snals, che non hanno firmato. In attesa della firma definitiva che potrebbe arrivare presto, Gilda degli insegnanti si è mosso per ricorrere alla Commissione Europea in quanto, la mancata firma del 9 febbraio scorso rischierebbe di tagliarla fuori dalle decisioni che contano, come la contrattazione integrativa e le sequenze contrattuali.

Il ricorso Gilda

Infatti, l’esclusione dai tavoli, discende da una prassi a livello di contrattazione collettiva nazionale, che consiste nell’inserire nei contratti clausole specifiche che prevedano tale esclusione per i sindacati che rifiutano di firmare i contratti. Contratti che sono validi solo se la percentuale di rappresentatività dei sindacati che lo firmino risulti non inferiore al 51%. Ed in questo Cgil, Cisl e Uil, tutti e tre insieme, superano abbondantemente tale limite. Tale esclusione, è contenuta nel decreto legislativo 165/2001.

Sul nuovo contratto tale disposizione si trova all’articolo 22 dell’intesa, anche se, non vieta espressamente la partecipazione dei sindacati non firmatari dall’informazione e dal confronto.

Rino Di Meglio, coordinatore Gilda, spiega che “non è messa in discussione la rappresentatività, ma ci sono norme di carattere estorsivo, che taglia fuori chi non ha firmato il contratto, ade esempio dalle sequenze contrattuali e dalle contrattazioni integrative. Tale norma è incostituzionale. Ho firmato un ricorso alla commissione Europea contro il Governo italiano in cui diciamo che questa parte è contro la costituzione italiana e il diritto comunitario”.

 

Aumenti e arretrati

Come abbiamo visto in precedenza, continua ad aleggiare il dubbio in merito agli aumenti e arretrati del personale scolastico.
Le ultime ipotesi vogliono che gli arretrati arriveranno nella busta paga del mese di aprile, con un’emissione speciale, mentre per gli aumenti si dovrebbe aspettare il mese di maggio, con il cedolino. Ma ancora, purtroppo, possiamo solo ipotizzare.

Ricordiamo che per gli stipendi più bassi verrà introdotto un meccanismo perequativo che riguarda però solamente il periodo marzo/dicembre 2018 e che cesserà quindi di essere erogato a partire da gennaio 2019.

Per il personale Ata è prevista un ritocco dell’importo del “compenso individuale accessorio”; per gli insegnanti, invece, c’è un leggero aumento della cosiddetta “retribuzione professionale docente” (entrambe queste voci vengono erogate per 12 mensilità e non per 13).

Una avvertenza finale: gli importi sono lordi, in busta paga a docenti e Ata arriveranno cifre decurtate di un 35-40% a seconda dello scaglione stipendiale (per gli arretrati esiste però una tassazione leggermente più favorevole, quindi il “taglio” è inferiore).

AUMENTI ARRETRATI DOCENTI

AUMENTI ARRETRATI ATA