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Contratto scuola: gli aumenti saranno modesti, le “tre cifre” non ci saranno neppure nel triennio 2022/24

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Il contratto scuola per il triennio 2019/2021 si chiuderà con gli aumenti che già si conoscono da tempo, decisamente inferiori alle famose tre cifre di cui si parla addirittura dall’aprile del 2019 quando l’allora ministro Bussetti e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sottoscrissero con i sindacati un impegno in tal senso.
La conferma arriva anche dalla lettura della legge di bilancio per il 2022 che, all’articolo 153, indica gli importi previsti per il 2022 e il 2023: si tratta rispettivamente di 300 e 500 milioni che saranno appena sufficiente ad erogare l’indennità di vacanza contrattuale prevista per legge.
Le cifre sono contenute nell’articolo 153 del disegno di legge che chiarisce in modo inequivocabile che esse sono destinate ai contratti pubblici del triennio 2022/24.
La legge di bilancio 2022 conferma quindi ciò che abbiamo più volte scritto in questi mesi: il contratto 2019/2021 si dovrà fare con gli stanziamenti già programmati per il triennio corrispondente e non sarà possibile utilizzare “anticipi” ricavati dalle prossime leggi di bilancio.
A conti fatti, con il contratto che dovrà essere firmato nelle prossime settimane gli aumenti medi saranno di circa 85 euro lordi, comprensivi della indennità di vacanza contrattuale già erogata.
Un po’ di soldi in più potrebbero arrivare ai docenti solo utilizzano tutto o in parte lo stanziamento di 260 milioni di euro finalizzato ad incrementare il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Ma si tratta di poca cosa: se anche venissero destinati tutti ad aumenti stipendiali si tratterebbe di non più di una ventina di euro lordi a testa.
In pratica la differenza fra la “busta paga” di dicembre 2021 e quella di gennaio 2022 potrebbe essere di poche decine di euro per gli stipendi più bassi (collaboratori scolastici) e di 70-80 euro per quelli più alti (professori di secondaria di secondo grado a fine carriera).
Niente a che vedere, insomma, con le famose tre cifre di cui si favoleggia da più di due anni a questa parte.
Ma c’è di più: se nella legge di bilancio del 2024 non ci sarà uno stanziamento importante, di almeno 3-4 miliardi, le tre cifre non ci saranno neppure con il contratto del prossimo triennio 2022/24.