
Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, in un’intervista a Il Centro, ha parlato dell’avvento delle nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, commentandolo in modo negativo. Secondo l’esperto ci stiamo avvicinando ad un’epoca in cui saremo portati a pensare sempre meno.
Pensare è un lusso?
“Di recente, il New York Times ha pubblicato un articolo interessante, provocatorio e anche inquietante. La tesi è: pensare rischia di diventare un lusso. Accetto molto volentieri questa sfida. Se qualcuno dell’Occidente ‘privilegiato’ arriva a ritenere che pensare sia per pochi, per un’élite, chiediamo… tutti gli altri cosa faranno? Questo non può essere un orizzonte, sarebbe una sconfitta per tutti: la fabbrica del pensiero ha fortificato la nostra civiltà, che è una costruzione di pensieri. Se me lo avessero chiesto trenta o quaranta anni fa, avrei detto che nel 2025 avremmo avuto più libertà – le libertà fondamentali, di pensiero, di parola – invece non è stato così. C’è poi un altro aspetto di cui tenere conto: la parte tecnologica, digitale”, ha esordito.
“Mi sono chiesto: cosa potrebbe diventare il liceo? Una sorta di antenna dell’intelligenza artificiale, per cui parli di D’Annunzio in una chat? Se passa di moda prepararsi, studiando, leggendo e scoprendo, se vince la comodità di fare la domandina alla chat, che ti suggerirà come preparare la lezione migliore su Carducci… beh, è preoccupante. Tu sei un oggetto di ricerca per qualcun altro ed è terribile. In questo caso, allora sì che il pensiero, quello vero, quello libero, rischia di diventare un lusso”, questa la paura dell’esperto.
ChatGpt: le allucinazioni sono un vaccino, il rischio più grosso è la passività mentale
Proprio di recente abbiamo parlato dei rischi dell’IA. Ecco cosa ci ha raccontato Giovanni Morello, docente e formatore: “Le allucinazioni ci sono, è vero ma sono una sorta di vaccino contro un altro pericolo ancora più potente dell’IA. L’allucinazione puoi gestirla con una verifica puntuale, ma il rischio più grosso è quello della passività mentale. C’è il grossissimo rischio che ci si adagi sulle possibilità offerte dall’IA e si smetta di pensare, per certi versi. È successo di sentire anche qualche docente che, di fronte all’intenzione di elaborare delle UDA, abbia detto fin dall’inizio: ‘Bene, perché non lo chiediamo all’intelligenza artificiale?’. Quindi il rischio che vengano meno una serie di attività mentali importanti, creative, cognitive di vario tipo, è molto forte. Questo può succedere con gli studenti, ma può verificarsi anche con adulti, compresi gli insegnanti. Da questo punto di vista, le allucinazioni sono persino un vantaggio, perché ci costringono a non essere troppo passivi, a verificare usando il proprio senso critico”, ha affermato.
“I piloti siamo noi, l’IA non è neanche un navigatore. I piloti siamo e dobbiamo rimanere noi. Questo non si deve perdere mai di vista. Quello che può fare obiettivamente l’IA è fornirci una serie di elaborazioni, informazioni e idee aggiuntive, e lo fa in brevissimo tempo. Il suo vantaggio è fondamentalmente questo: farci risparmiare (tanto) tempo”.




