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Crepet: “Mio padre non mi ha mai detto bravo ma lo sapeva. Così si fa. Questo crea traumi? Io sto bene”. Vale per i docenti?

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Lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet è stato intervistato all’interno del podcast The BSMT by Gianluca Gazzoli, in una puntata ricca di pensieri, riflessioni e aneddoti personali. Ovviamente l’esperto non ha potuto non parlare delle giovani generazioni e dell’educazione.

“Tutti sono diventati disagiati”

Intanto Crepet ha ribadito un concetto che ha già espresso: “Tutti sono diventati disagiati, tutti i ragazzi al liceo dicono che non ce la fanno più, le scuole che sono piene di psicologi. Mi pare un po’ too much e allora vuol dire non che qualcuno bari però che forse certe cose ce le possiamo anche risolvere da noi. Io credo molto nelle possibilità di entrare e riuscire da un tuo errore”.

E, sulle nuove tecnologie: “Penso che intanto le nuove generazioni hanno una straordinaria possibilità di di utilizzo tecnologico che ci può aiutare. Io il mio cambio tecnologico è stato dalla penna alla macchina da scrivere e poi da dalla macchina da scrivere ai primi telefonini. Già mi sembrava una roba strana. Beh adesso vorrei che tutto questo grande mondo che noi stiamo pubblicizzando che fa diventare trilionari alcuni eccetera sia al servizio della felicità”.

Infine, Crepet si è soffermato sulle responsabilità dei genitori utilizzando una metafora per illustrare il suo punto di vista, come riporta Virgilio Sapere: “Nessun contadino è così idiota da piantare un albero da frutto sotto una quercia. L’albero non farebbe mai frutto. Invece noi mettiamo i figli sotto di noi, che siamo la grande quercia, e diciamo: ‘Poverino, aspetta, gli do una mano. Vuoi due soldini per andare a ballare a Formentera?’”.

Partendo dal suo rapporto con la politica, Crepet ha affermato: “La politica è fatta da tutti, non solo da chi è eletto e va in Senato. La politica la fa anche un bravo insegnante, per esempio. Un bravo insegnante ha una responsabilità enorme perché tira su una generazione“.

L’esperto ha proseguito: “Se mi chiedi quanti insegnanti autorevoli ci sono, posso solo dire che penso che ci siano ancora. Alcuni mi scrivono addolorati perché non ascoltati, addolorati perché non guadagnano niente“.

Crepet ha poi puntato il dito contro le famiglie: “S’è detto tante volte che ci sono dei ragazzini che all’insegnante dicono: ‘Stai zitta te che prendi 1.400 euro al mese’. Sicuramente l’hanno sentita a casa questa roba qua, non è che te la inventi a 10 anni la battuta. È veramente orrendo che un genitore dica: ‘Ma va là, quella lì prende 1.400 mentre quell’altro che non paga le tasse c’ha la Lamborghini’. Beh, insomma, per me questo non è un insegnamento per la vita. E non faccio il moralista”.

Sul tema lo psichiatra ha concluso: “Di insegnanti bravi ce ne sono ancora. E spero che qualcuno prima o poi capisca che l’educazione e i luoghi dell’educare sono fondamentali”.

I docenti devono congratularsi se gli alunni vanno bene?

Ecco poi un aneddoto: “Mio padre non mi ha mai detto bravo: lui lo sapeva che ero bravo, però non me lo ha mai detto. Era un bravo allenatore, è così che si fa. Non si deve dire mai. Quello che hai fatto è il minimo. Questo crea traumi in tante persone? Sì, ma io mi son trovato bene”, ha concluso Crepet.

Insomma, secondo lo psichiatra le figure adulte di riferimento dei più giovani come docenti e genitori non dovrebbero mai fare troppi complimenti, ma spronarli a fare sempre meglio senza troppi premi.

Ritorna in mente la questione dei genitori che accompagnano i figli all’orale di maturità e festeggiano con loro. Ecco cosa aveva detto Crepet la scorsa estate: “Ci sono stati tantissimi genitori che sono andati all’esame di maturità dei figli per festeggiarli con mazzi di fiori e spumante? È evidente che si tratta di un comportamento privo di qualsiasi senno, significa voler male ai propri figli. Se uno spiana loro la strada, li esalta per ogni cosa, cerca di togliere ai ragazzi ogni difficoltà, rendendo loro la vita il più possibile lieve e comoda, è chiaro che i futuri adulti non avranno più la forza e la determinazione per reagire davanti a una difficoltà anche minima. Sembro il solo a dire queste cose”.

“C’è chi mi ha detto: ‘Ma poverini questi ragazzi, era solo per festeggiare’. Alcuni miei colleghi hanno tirato fuori la storia della gratificazione. Ma quale premio? Davvero oggi la maturità è un traguardo da festeggiare, se la scuola ormai promuove tutti e non boccia nessuno? Una sera, al termine della presentazione del libro, si avvicina un istruttore di nuoto per raccontarmi che i genitori dei suoi allievi si erano rivoltati contro di lui: ‘E no, caro, non si fa così… non si azzardi più a dire ai nostri figli di ‘fare il morto’ perché li traumatizza… ha capito?’ Noi occidentali ci stiamo giocando tutto. Non credo che in Cina o in India vadano alla maturità con le orchidee”, ha aggiunto.