
Sabato 11 ottobre si sono svolti i funerali di Maria Cristina Gallo, l’insegnante di 56 anni di Mazara del Vallo che nel 2024 denunciò i gravi ritardi nella consegna di esami istologici dopo la biopsia a cui era stata sottoposta per una grave malattia: la risposta dell’esame istologico arrivò solo dopo otto mesi e una diffida formale. Un ritardo che potrebbe aver determinato la morte della donna, che aveva subito già un intervento di isterectomia: la docente, infatti, venne a conoscenza della gravità della sua malattia quando ormai la malattia aveva preso il sopravvento.
Le esequie si sono svolte nella Cattedrale di Mazara del Vallo, vicino Trapani: il funerale è stato presieduto dal Vescovo monsignor Angelo Giurdanella.
Ad accogliere il feretro nella cattedrale affollata di persone, scrive l’Ansa, sono stati i ragazzi diversamente abili del laboratorio creativo Unitalsi dove, nell’ultimo anno, la professoressa ha svolto servizio di volontariato.
Tra le prime file il marito Giorgio Tranchida, i due figli, Vincenzo e Natale, la madre, Rosa Maria Mauro, il fratello Santi e la sorella Brigida. Presenti anche i sindaci di Mazara del Vallo Salvatore Quinci e quello di Campobello di Mazara, Giuseppe Castiglione.
“Maria Cristina ha vissuto la sua vita spargendo semi, col desiderio che diventassero alberi. Ha sparso semi di speranza, di vita, di cura. E questo l’ha fatto in tutti i campi, dalla famiglia al sociale”, ha detto il vescovo monsignor Angelo Giurdanella all’inizio delle esequie.
“Anche la sua denuncia – ha aggiunto – non nasceva per un protagonismo, per una vendetta, ma semplicemente perché ha voluto coniugare giustizia e amore. E ha provocato un sussulto di coscienza, ha sconfitto l’indifferenza, la cultura della rassegnazione che diventa complicità”.
“La malattia, che ha segnato e cambiato la sua vita – ha detto don Giacinto Leone durante l’omelia -, è diventata anche un simbolo di battaglia per molti. Cristina ha affrontato la sua condizione con una determinazione incredibile, ma la sua sofferenza è diventata anche una causa più grande. La sua lotta si è fatta battaglia civile, una lotta per un sistema sanitario che non sempre è in grado di rispondere alle vere necessità delle persone”.
Negli ultimi anni, quelli dei problemi di salute della donna, Don Giacinto è stato il suo padre spirituale. “Cristina – ha detto il sacerdote – non si è mai limitata a soffrire in silenzio, ma ha alzato la voce contro le difficoltà che molti come lei incontrano, cercando giustizia per tutti quelli che soffrono. La sua battaglia è stata una testimonianza di amore per l’altro, di attenzione verso il prossimo, ma anche di una profonda coscienza sociale”.
“La malattia – ha aggiunto – non è stata per lei un tempo di fuga, ma un pellegrinaggio, ha continuato a camminare, a interrogarsi. Per lei, l’aula della scuola dove insegnava non era un luogo dove istruire, ma uno spazio per educare alla libertà, alla bellezza, al bene. Aveva una pedagogia del cuore, ma anche dell’intelligenza, della responsabilità. Con i suoi studenti, era ferma e affettuosa, rigorosa e sorridente. Li voleva svegli, li spingeva a pensare, a domandare, ad aprirsi alla profondità della vita”.
“Mamma, spero che quello che hai denunciato sia segno di una svolta in Sicilia, la tua battaglia servirà per tanti altri che hanno vissuto e vivono la tua stessa condizione“, ha detto Vincenzo Tranchida, il figlio 25enne della donna.
Alle esequie hanno preso parte anche gli ex compagni di scuola della insegnante. Giuseppe Lentini è arrivato da Roma, Beppe Monterosso, invece, da Milano. Gli ex alunni della Terza B del liceo classico di Mazara dell’1987 si sono ritrovati. La professoressa era una di loro. “Ci siamo sempre tenuti in contatto tramite un gruppo WhatsApp – rivela Giuseppe Lentini – ritrovandoci, quando potevamo nei momenti belli, ma anche in quelli critici. Oggi non potevano non essere qui, a salutare per l’ultima volta la nostra compagna Maria Cristina”.
Dal racconto della donna è scaturita un’indagine, aperta dalla Procura di Trapani, e accertamenti della Regione che hanno svelato l’incredibile realtà dell’Asp di Trapani dove, tra il 2024 e il 2025 sarebbero stati 3.300 i referti istologici consegnati fuori tempo massimo. I pm hanno iscritto nel registro degli indagati 19 tra medici, infermieri e tecnici di laboratorio, ipotizzando i reati di omicidio colposo, lesioni e omissione di atti d’ufficio.
Le morti sospette – si dovrà accertare se i ritardi nella consegna degli esami siano stati la causa dei decessi – sono tre, sei i malati ancora in vita le cui condizioni sarebbero peggiorate a causa della inefficienza del sistema.




