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Croce e delizia del registro elettronico. E sulla nostra pagina Fb esplode il dibattito

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Anche i genitori sono d’accordo perché non dispongono ancora né di password, né degli accrediti necessari per potere interagire con la scuola, svelando una sorta di bluff che però, l’allora ministro dell’istruzione, Francesco Profumo, volle con tutte le sue forze per togliere il cartaceo, pensando così di agevolare il lavoro dei prof e di risparmiare tempo e qualche ero.
Dice infatti il prof torinese a La Stampa: “Ci stiamo accingendo ad affrontare gli scrutini del primo quadrimestre in una situazione che è veramente esasperante in classe. Spesso è difficile riuscire anche solo a firmare il registro, non parliamo di segnare assenze o voti; a ottobre abbiamo dovuto comprare dei registri cartacei per le assenze e per i voti dobbiamo arrangiarci con le agende o con computer personali”.
Ma non finisce qui, perché viene pure denunciata dal professore, esperto di computer, una incongruenza tutta italiana: ogni scuola si è rivolta a ditte private per installare il software, per cui docenti che insegnano in più scuole possono trovarsi alle prese con sistemi diversi e ognuno funziona in maniera differente.
Una sorta di torre di Babele insomma in cui i nuovi linguaggi tecnologici non riescono a comunicare fra di loro, distillando delle difficoltà che altri professori hanno confermato nella pagina Facebook del nostro sito, sbizzarrendosi nei commenti.
Per chi ha la prima ora e deve mettere le presenze e le giustificazioni, il registro elettronico fa perdere il 30/40% della lezione”, scrive un prof .
E un’altra docente: “sono costretta, per non perdere tempo in classe, a lavorare a casa nel pomeriggio. Pertanto si scrive prima in un apposito diario personale e poi si riporta nel registro elettronico a casa, al di fuori dell’orario di servizio, impiegandoci alle volte delle intere mezz’ore a causa di non rari intoppi alla rete, proprio perchè si sottrae troppo tempo alle lezioni”.
Ma di soldi in più non ce ne sono per tale lavoro straordinario, aggiungiamo noi, anche se Umberto fa notare: “Attenti, compilare il registro elettronico da casa, utilizzando il proprio PC, è illegittimo, nessuna norma legislativa e/o contrattuale lo prevede. C’è violazione di privacy”. Sarà, ma a scuola bisogna sempre riuscire a salvare capre e cavoli, perché a rigore neanche i compiti in classe si possono portare a casa.
Alessio scrive: “Ciò che prima si faceva in mezzo secondo oggi è svolto in più tempo; in particolar modo io trovo riprovevole dover stare in classe ed utilizzare il computer mentre sto parlando con i ragazzi. Se, infatti, entra un alunno in ritardo, devo collegarmi, loggarmi, selezionare il registro, quindi la classe ecc., mentre prima con un colpo di penna svolgevo tutto rapidissimamente. Ben venga la tecnologia, se aiuta, altrimenti infinitamente meglio il pezzo di carta. Più che altro, chiediamoci: a cosa serve il registro elettronico? Per maggiore trasparenza? E allora è sufficiente Skuola.net, grazie a cui i genitori vedevano assenze e voti. Personalmente faccio tutto da casa o in un’ora buca, perché non ho intenzione di perdere tempo mentre sono in classe. Scusate, preferisco fare lezione o, magari, preferisco perdere 1 minuto parlando di qualcosa di simpatico per creare relazioni“.
Sul tema delicato della giungla dei privati, a cui ogni scuola in autonomina si è rivolta, Gaetano non ha dubbi: “Le scuole si sono rivolte a ditte private appaltatrici presso il Miur, che spesso forniscono un prodotto pessimo. Alcuni però sono meglio di altri. Il vero problema è che non è a norma e in caso di ricorso non si può produrre come attestato di prova, non avendo i docenti firma certificata. Solo in Italia si creano questi problemi, solo da noi si trovano le scuse per ritardare l’innovazione tecnologica. Il nostro Paese investe poco per l’utilizzo delle nuove tecnologie”.
Se avessimo sempre avuto il registro elettronico, avremmo inventato il registro cartaceo”, sberleffa Marina, che aggiunge: “si perde tempo e non si ha mai il quadro generale”; mentre Fiorella tuona: “ maledetto ki l’ha inventato!!!”.
Il tono di buon senso viene da Patrizia: “Il problema è che nel pubblico le cose si fanno con i piedi non con la testa; se nel privato si operasse come nel pubblico saremmo già falliti. Si acquistano tablet di qualità scadente, prima di attivare i registri elettronici non si controlla la potenza delle reti internet. Forse se i dirigenti fossero responsabili del loro operato e fossero licenziati se incapaci, le cose andrebbero meglio; avremmo i soldi per acquistare Lim e tablet di qualità e funzionanti. Anche i docenti comunque i fanno la loro parte con conoscenze informatiche a livello preistorico; se anche i docenti fossero valutati e senza competenze minime fossero licenziati o quantomeno declassati le cose andrebbero meglio”.
A lei risponde Teresa: “E quando non c’è la connessione per una mattina intera, come è già successo a noi? No grazie, non mi piace. Tra l’altro noi x spendere poco ne abbiamo uno in cui non c’è spazio x scrivere niente, solo voto secco. C’era forse una ditta di informatica da favorire?”.
Il registro elettronico sarebbe ottimo e irrinunciabile, dice Michela, se “avessimo banda a sufficienza, se avessimo un programma decente, se ogni istituto avesse a disposizione a tempo pieno un tecnico informatico”.
Il dibattito tra i prof continua, ma non pare che le innovazioni, senza il dovuto supporto logistico e regole chiare, possa decollare efficacemente, mentre “nessun obbligo sussiste per le scuole di dotarsi di registri elettronici, fino a quando non verrà realizzato il piano di dematerializzazione da parte del Miur che dovrà essere approvato dal Garante per la privacy. Fra l’altro non risultano ancora definite le procedure, per le scuole secondarie di 1° e 2° grado, per le aule dove non sia presente un personal computer, di farne richiesta al Miur attraverso una procedura on line (nota 3/10/2012, prot. n. 1682/U). Il registro elettronico potrà sostituire quello cartaceo solo se potrà essere usato in classe”. Questa infine la documentata conclusione di Umberto che però, nel lungo e articolato dibattito sulla nostra pagina Fb della Tecnica, non ha declamato la sua personale esperienza: cartaceo o elettronico? (la risposta di Umberto Sola)

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