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Dad per i non vaccinati, le reazioni della politica e dei sindacati

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L’ipotesi Dad per gli alunni non vaccinati lanciata dalle Regioni, divide le forze politiche, i sindacati e in generale il mondo della scuola. Una misura volta a contenere i contagi in classe secondo i governatori, ma che creerebbe discriminazioni in classe secondo chi vive giornalmente le aule scolastiche.

“Siamo seri, almeno con i minori che non possono neanche scegliere – afferma il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi. Nulla è stato fatto in termini di strategie di interventi strutturali: niente distanziamento, niente dispositivi per controllo dell’aria nelle classi che restano super affollate, niente presidi sanitari, niente tracciamento. Solo narrazioni e strumenti burocratici e ‘politici’.

“Il solo affacciarsi dell’ipotesi di mettere in Dad gli studenti non vaccinati crea indignazione e rifiuto. Una tattica usata spesso nei confronti dei cittadini messi nella condizione di essere criminalizzati. Ora si pensa addirittura di discriminare gli studenti? Intollerabile – osserva il segretario generale Uil Scuola. Il diritto universale allo studio negato addirittura per ragioni che non attengono all’individuo, ma alla famiglia di appartenenza, è inaccettabile”.

Ci stiamo abituando – troppo spesso, sottolinea Turi – alle discriminazioni e alle divisioni. Continuando su questa strada non solo non si risolve il problema sanitario ma si perde la democrazia di un Paese che deve affrontare i problemi con soluzioni unitarie, non discriminanti. E l’idea di lasciare i non vaccinati dietro uno schermo davvero non l’accetta più nessuno”.

PD: casi di Dad limitati e misure aggiuntive per la sicurezza

“Il PD è sempre stato il promotore di interventi per l’attività didattica in presenza e in sicurezza. I casi di passaggio alla DAD restino limitati a quelli già disciplinati e non portino a discriminazioni”. Lo dichiarano Manuela Ghizzoni, responsabile Scuola Pd, Rosa Maria Di Giorgi e Roberto Rampi, capigruppo della IV Commissione Istruzione rispettivamente di Camera e Senato. 

“Al dilagare della variante Omicron, per garantire il diritto all’istruzione, occorre mettere in campo misure nuove ed intensificare quelle già in essere. Chiediamo al Governo risorse aggiuntive e dedicate – rispetto a quelle del DL 41 di maggio – per l’areazione delle aule, accompagnandole da specifiche tecniche per facilitare l’acquisto delle apparecchiature; di estendere in aula l’uso della mascherina ffp2; di intensificare l’informazione sui vaccini pediatrici per dissipare i dubbi delle famiglie; di mantenere in servizio fino al termine dell’anno scolastico il personale per sorvegliare gli ingressi nelle scuole, contrastare assembramenti, sanificare ambienti e postazioni. Infine, chiediamo -concludono- il monitoraggio sul long covid pediatrico anche per garantire una assistenza scolastica specifica ai bambini che ne sono affetti.”

Casa (M5S): Dad non vaccinati inutile scorciatoia

“È in corso un dibattito sulla possibilità di destinare alla Dad gli alunni non vaccinati che non tiene conto della realtà della scuola italiana, dei dati epidemiologici e di quelli vaccinali. Studentesse e studenti corrono i maggiori rischi di contagio nelle situazioni legate alla quotidianità, non in quelle che li vedono coinvolti all’interno delle istituzioni scolastiche. La Dad per i non vaccinati coinciderebbe con la chiusura delle scuole primarie, dove solo un bambino su dieci è vaccinato. Si tratta di un provvedimento non commisurato ai reali rischi pandemici”: così Vittoria Casa, presidente commissione Cultura Scienza e Istruzione alla Camera.

“Purtroppo si pensa alla Dad in termini sbagliati, come scorciatoia per un distanziamento e una sicurezza che dovrebbero passare per adeguate strategie di prevenzione, monitoraggio e tracciamento. Per affrontare questa fase occorrerebbe intervenire sull’offerta didattica: investire sulle mascherine Ffp2, l’organico, lo sdoppiamento delle classi. Studenti inseriti in contesti di classe meno numerosi correrebbero rischi molti più bassi. La didattica a distanza non potrà mai sostituire quella in presenza, specialmente nei contesti dove insiste un problema di povertà educativa” conclude Vittoria Casa.