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Decreto 36. Udir: stabilizzare i precari non è sconfitta del merito, è garanzia di continuità didattica

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Il sindacato dell’Udir, durante un’audizione tenuta presso le Commissioni I e VII riunite in Senato per discutere del Decreto Legge n. 36/2022, ha preso posizione sulla questione del precariato, che il recente DL lascia irrisolta.

Non si può puntare tutto solo sul concorso. Si guardi al doppio canale,” hanno dichiarato Lo Scrudato e Tumminelli. “La soluzione unica del pubblico concorso non è mai risolutiva. Ormai è evidente, i concorsi non sono stati in grado di risolvere questo problema, non hanno portato alla stabilizzazione dei precari. E stabilizzare i precari non è una sconfitta del merito. Avere a disposizioni giovani professori e professoresse, motivati e preparati, è certamente la base su cui partire, su cui poggiare”.

Peraltro ricordano che risolvere una criticità che perdura da anni, come quella del precariato storico, consentirebbe di avere giovani insegnanti di ruolo da subito, auspicabile anche per la continuità didattica.

E ribadiscono la contraddizione che più anche La Tecnica della Scuola ha segnalato: “Ricordiamoci che gli insegnanti ogni anno sono puntualmente reclutati dall’amministrazione scolastica, con un regolare contratto di lavoro (annuale o al 30 giugno). La stessa amministrazione, dunque, li ritiene degni, adeguati alla loro funzione e alle mansioni ricoperte”. Una concreta prova di merito, insomma, “con un servizio reso allo Stato”.

La critica sul metodo

Il Decreto, tuttavia, è stato calato dall’alto, con una visione parziale dell’insieme, senza un costruttivo lavoro di confronto, libero e democratico, una contestazione mossa anche da altri sindacati, a partire dalla Flc Cgil di Francesco Sinopoli, che si è espresso in maniera molto dura nell’appuntamento di Tecnica risponde LIVE:  “L’elenco delle cose che non vanno nel decreto è lunghissimo, ma prima di tutto bisogna segnalare ciò che come cittadini e cittadine ci interessa: ci troviamo di fronte a un decreto legge che non è stato discusso con nessuno, che non è stato neanche elaborato al Ministero e che quindi ha una sua ideazione al di fuori dei luoghi in cui si dovrebbe decidere la politica dell’Istruzione. Il ministero dell’Istruzione sembra commissariato, le decisioni vengono prese probabilmente da consulenti di Palazzo Chigi. Non abbiamo neanche conosciuto il testo in anticipo rispetto agli organi di stampa. La questione del metodo è immediatamente di sostanza, c’è un’emergenza democratica”.

Il middle management

“Un altro punto a noi caro – hanno continuato Lo Scrudato e Tumminelli – è che vengano valorizzate le figure di sistema, figure davvero centrali per il funzionamento di questa organizzazione, così complessa, quale è la nostra scuola. Il mentoring, il tutoring, il coaching, sono figure chiave, decisive, che devono essere strutturate, ancora oggi non riconosciute dal legislatore. Urge contrattualizzarle. Il “middle-management”, sarebbe quindi alla base del progresso di carriera della classe docente, anche nell’idea dell’Udir.

Tutte questioni sulle quali ritorneranno anche in sede parlamentare, con la presentazione di proposte emendative migliorative del sistema e dell’impianto dell’attuale testo in discussione, promette l’Udir.