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Decreto reclutamento, Bianchi nega i tagli alle cattedre. Allora perché il Governo cancellerà 9.600 docenti e 0,6 punti nel Def?

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Il ministro dell’Istruzione nega che il Decreto Legge n. 36, pubblicato sabato scorso in Gazzetta Ufficiale, contenga dei tagli al comparto Scuola e Istruzione pubblica. “Non si tagliano risorse economiche con il decreto di riforma del reclutamento insegnanti”, ha garantito lunedì 2 maggio Patrizio Bianchi a margine della presentazione del progetto ‘Futura’, che prevede interventi del Pnrr per l’edilizia scolastica, alla Triennale di Milano.

“Abbiamo fatto un’operazione importantissima – ha spiegato – nonostante una caduta demografica notevole che è il vero problema del Paese, tutte le risorse che da qui al 2026 sono legate alla minore natalità, rimangono nella scuola: manteniamo il numero di insegnanti e la numerosità delle classi per introdurre anche una parte di attività di scienze motorie“.

Nessun accenno, da parte del ministro, viene fatto alla riduzione delle risorse per la carta annuale del docente, che dovrebbe subire una riduzione, e nemmeno sui 9.600 posti che verranno sottratti all’organico dei docenti: in entrambi i casi, i fondi risparmiati servirebbero a finanziare proprio l’operazione di incentivo della formazione volontaria aggiuntiva (tra le 15 e le 30 ore annue) dei docenti.

Sempre a proposito del fondo di incentivazione, già domenica 1° maggio Patrizio Bianchi ha fatto sapere, con una nota congiunta con il ministro dell’Economia Daniele Franco, che grazie ad “un emendamento, già in sede di conversione del dl, a partire dal 2026” il Governo ha intenzione di “incrementare significativamente il predetto fondo, fermo restando che le economie derivanti dagli effetti della denatalità saranno reinvestite nel settore istruzione”.

Si tratta di dichiarazioni importanti, che contraddicono anche quanto contenuto nel Def approvato alcune settimane fa dallo stesso Governo: il Consiglio dei ministri, infatti, in quell’occasione ha deciso di ridimensionare, nel volgere di alcuni anni, la spesa dell’Istruzione rispetto al Pil dall’attuale 4% al 3,4%.

La linea di riduzione delle cattedre, del resto, viene confermata dallo stesso decreto 36, nel quale si parla espressamente di tagli organici di diritto dei docenti nella misura di 1.600 posti per il 26/27, 2.000 posti per il 2027/28 e poi altrettanti ogni anno fino all’anno scolastico 2030/31.

E a chi gli ha chiesto un commento sulle critiche dei sindacati, che contro il decreto legge n. 36 hanno immediatamente proclamato lo stato di agitazione, Bianchi ha così replicato: “Io rispetto molto tutti i contributi. Partono ora 60 giorni di dibattito parlamentare, sono sicuro che tutto quello che può essere migliorato verrà migliorato. Il Parlamento avrà modo di discutere e ascoltare tutte le voci”, ha concluso il numero uno del dicastero bianco dell’Istruzione.

La presa di posizione del ministro dell’Istruzione potrebbe quindi avere una spiegazione: quella di trovare risorse alternative per andare a finanziare il nuovo reclutamento. Ed evitare quindi tagli alle cattedre e (forse) anche alla carta del docente.

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