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Dipendenti pubblici, sempre più poveri e vecchi: quelli della scuola peggio di tutti

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I dipendenti pubblici sono sempre più poveri. E pure più anziani: il blocco del turn over e l’innalzamento di requisiti pensionistici hanno portato l’età media a 49,2 anni.

Il dato si riferisce al 2014 ed è stato reso pubblico il 15 gennaio dalla Ragioneria Generale dello Stato: quello che impressiona è che l’aumento di età anagrafica media è di quasi sei anni rispetto al 2001.

Inoltre è sicuro, visto l’andamento, che già quest’anno superi la soglia dei 50. E nel 2019, se dovessero essere confermate le proiezioni del ministero dell’Economia si potrebbero superare i 53 anni.

Secondo la sintesi prodotta dall’Ansa, risulta che nella pubblica amministrazione italiana gli ultra sessantenni (oltre 372.000) sono molti di più di coloro che hanno meno di 35 anni (circa 260.000) e questo non può che avere ripercussioni sull’attività soprattutto in alcuni settori. Se infatti nelle Forze armate la media dell’età era nel 2014 a 37,7 anni, superava abbondantemente i 50 nella scuola e i 53 nei ministeri.

A proposito di scuola, cè da dire che “aumenta la spesa (+1,1%) per effetto della crescita del personale impiegato”.

Il numero dei dipendenti pubblici è in lieve aumento nel 2014 (3.253.067 persone, +0,6%) solo a causa dell’ingresso nella rilevazione di alcuni enti precedentemente esclusi che, con i loro 34.300 dipendenti circa, mascherano l’andamento dell’occupazione nel pubblico impiego come considerato fino ad oggi. Senza questi enti il conto si arresta poco sotto quota 3.219.000, con una riduzione rispetto all’anno precedente di circa 14.000 unità, senza interrompere il trend in riduzione che prosegue ormai dal 2008. Non considerando il personale impiegato con contratti flessibili – spiega la Rgs – rispetto al 2007 il totale degli occupati nella P.A si è ridotto del 5,1%. La spesa complessiva per il personale ha raggiunto i 159 miliardi (+0,5%).

Nell’amministrazione italiana quindi non solo il lavoro è sempre meno ”sicuro” ma  è più impegnativo dato che diminuisce il numero delle persone e dà meno soddisfazioni sotto il profilo economico con retribuzioni ferme a causa del blocco dei contratti e tornate ai livelli del 2009. In realtà però il potere d’acquisto si è ridotto rispetto al 2009 poichè il confronto è a prezzi correnti. Le retribuzioni medie annue lorde si assestano nel 2014 a 34.348 euro diminuendo dello 0,5% rispetto al 2013 (175 euro in meno, sempre in media).

 

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Tra il 2007 e il 2014, spiega la Rgs, i prezzi hanno avuto un incremento del 13,5% ed è stato ”significativamente più elevato della variazione registrata dalla retribuzione media di fatto dell’intero pubblico impiego (+8%). L’andamento è stato però ampiamente diversificato tra i comparti con le retribuzioni medie dei magistrati (+18,6%) e dei prefetti (+16,4%) che hanno recuperato più dell’inflazione e quelle dei ministeriali (+5%) e delle forze armate (+3,3%) rimaste al di sotto della media del pubblico impiego e molto ”assottigliate” dall’inflazione.

Il dato naturalmente risente, oltre che del blocco dei contratti, anche del fatto che vanno in pensione le persone più anziane e con le retribuzioni più alte e della stretta sul salario accessorio.

“Solo nel 2014 – commenta la Cgil – le retribuzioni medie dei ministeriali hanno perso 600 euro (474 dei quali di salario accessorio) rispetto al 2013 mentre le buste paga medie dei dipendenti degli enti locali si sono alleggerite di quasi 450 euro (407 dei quali di salario accessorio)”.

Amaro anche il giudizio di Marcello Pacifico (Anief-CIsal): “i lavoratori statali più penalizzati sono quelli che operano nella scuola, dove due insegnanti su tre sono già over 50: la media delle retribuzioni rimane addirittura inferiore ai 30mila euro lordi annui. Ed è una situazione che riguarda quasi esclusivamente l’Italia. Perché un docente tedesco percepisce quasi il doppio, con la possibilità di andare in pensione anche dopo 27 anni di contributi”.

L’ultimo resoconto riguarda il costo totale del personale dipendente e estraneo (collaboratori, ecc.) alla pubblica amministrazione ha superato nel 2014 quota 159 miliardi, in lieve aumento (+0,5%) rispetto al 2013 a causa dell’introduzione nella lista di alcuni enti finora esclusi. Senza questa inclusione nel 2014 (2,45 miliardi il costo di questi istituti), sarebbe proseguito il calo della spesa iniziato nel 2010.

 

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