Home Precari Diplomati magistrale, la politica appoggia lo sciopero ma chiede una soluzione

Diplomati magistrale, la politica appoggia lo sciopero ma chiede una soluzione

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Come abbiamo visto in precedenza, oggi è sciopero nazionale dei diplomati magistrale (SEGUI LA DIRETTA), che a Roma e nelle altre città stanno protestando contro la sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, che rischia di estrometterli dalle GaE e dai posti di lavoro per chi assunto con riserva.
A proposito di sciopero, arrivano i primi commenti dei gruppi politici.

Colpa dei governi precedenti. Si trovi una soluzione

Il PCI, si affida a Luca Cangemi per commentare la situazione dei diplomati magistrale: “il PCI è con le maestre in lotta contro le conseguenze  della Plenaria del Consiglio di Stato, che rovesciando, incredibilmente, orientamenti giuridici consolidati, ha creato una drammatica situazione di incertezza per migliaia di lavoratrici della scuola, per tante famiglie, per un settore decisivo dell’istruzione nel nostro paese“. Il responsabile scuola del partito comunista, attacca i governi degli anni precedenti: “una situazione disastrosa le cui premesse sono state poste dall’assurda politica sulla  scuola promossa dai governi  in questi anni. Del resto le arroganti ed irresponsabili posizioni che esponenti del Miur  e del PD hanno assunto all’indomani della sentenza, rivelano il disprezzo e l’ignoranza  con cui si continuano ad affrontare questioni delicatissime“. Per Cangemi, infine, è necessario “girare radicalmente pagina sulla scuola , azzerare le politiche renziane(continuate da Gentiloni), affrontare con forza il dramma del precariato , riconoscendo le esperienze maturate, e assumendo un’ottica di sviluppo del sistema scolastica. Un’ottica necessaria per rafforzare un sistema scolastico indebolito da scelte dissennate e indispensabile per evitare le assurde guerre tra poveri, che il PD continuamente prova ad innescare“.

Anche Elena Centemero, responsabile istruzione di Forza Italia, comprende le motivazioni dei maestri scesi in piazza, ma si sofferma sulla risoluzione in tempi brevi:”la situazione che si è creata con la sentenza del Consiglio di Stato sui diplomati magistrali esclusi dalle graduatorie a esaurimento richiede un intervento ad hoc che potrebbe essere individuato in un concorso riservato. Le graduatorie sono state chiuse e non possono più essere riaperte perché la conseguenza sarebbe quella di alimentare ulteriormente il precariato, che è stato il risultato della Buona scuola“. Pertanto, per Centemero, sarebbe “meglio quindi un concorso con requisiti specifici per risolvere il problema“.

Anche Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia, chiede che si trovi una soluzione al problema, ma intanto manifesta la propria solidarietà e il proprio appoggio ai docenti che stanno protestando in diverse città italiane: “Abbiamo fatto, e rivendichiamo con forza, la battaglia di durissima opposizione allo stravolgimento della scuola operata da Renzi ulteriormente peggiorata dalla prevedibile sentenza del Consiglio di Stato. Il governo avrebbe dovuto mettere in sicurezza la scuola e il lavoro duro degli insegnanti prima dello scioglimento delle Camere. Siamo al fianco degli insegnanti che oggi manifestano“.
Rampelli chiude polemico il suo intervento: “Ci dicano ora PD e ministro Fedeli come intendano rimediare a questo disastro che penalizza coloro i quali fino a oggi hanno garantito che le scuole fossero aperte e funzionanti“.

Verdetto incerto

Al momento, l’esito dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato appare decisamente incerto. Per questo, il Ministero e il ministro Fedeli invitano ad attendere il parere dell’avvocatura di Stato, proprio perchè nessuno se la sente di sbilanciarsi.
Anche perchè i fronti divisi sono 2: da un lato i maestri precari laureati in Scienze della Formazione Primaria, oltre che una parte di quelli inseriti nelle GaE dopo aver vinto il concorso a cattedra che vorrebbero un’applicazione piena della sentenza, dall’altro i diplomati magistrale che non vogliono perdere la possibilità di accedere all’immissione in ruolo, specie quei circa 6mila che erano stati assunti con riserva.