
“Non l’abbiamo fatto per il risarcimento, ma per poter dire a nostro figlio che abbiamo fatto qualcosa davanti al trauma e all’ingiustizia che aveva patito”. A dirlo al quotidiano ‘Il Centro’ sono stati i genitori di un alunno di una scuola primaria di Lanciano, in provincia di Chieti, colpito nel 2018, quando aveva otto anni, con un pugno sul naso da un compagno di classe: la scuola è stata condannata dal tribunale dell’Aquila a risarcire il danno riconoscendo la responsabilità dei docenti che non hanno messo in atto la sorveglianza indispensabile per tutelare gli alunni. Considerando il danno cagionato e le spese di giudizio, il giudice ha calcolato che alla parte lesa dovranno andare 16 mila euro.
La sentenza della causa civile di primo grado è diventata non più impugnabile dalla parte perdente, il Ministero, poiché sono trascorsi i mesi canonici per il passaggio “in giudicato”: non hanno fatto ricorso né ministero dell’Istruzione, chiamato a rispondere per la scuola, né la compagnia di assicurazione.
L’alunno aveva raccontato ai genitori che alla fine dell’ora di educazione motoria due compagni di classe di sette anni si erano avvicinati a lui per deriderlo, come era già accaduto in passato, per poi però colpirlo anche sul naso. Anche dopo l’accaduto, nessuno della scuola, in particolare le maestre della classe, sembra che intervenne. Furono i genitori, fuori scuola, a rendersi conto delle ecchimosi sul naso: portato in pronto soccorso, al bambino dopo le lastre fu diagnosticata la frattura delle ossa nasali.
Dopo aver chiesto invano un provvedimento da parte della scuola, scrive l’Ansa, i genitori si erano rivolti ai carabinieri. Così è iniziato un lungo iter giudiziale, con il Ministero, rappresentato e difeso dall’avvocatura dello Stato dell’Aquila, e la compagnia assicurativa, a chiedere al giudice il rigetto della domanda di risarcimento.
Il giudice, invece, ha optato per il processo: nelle motivazioni, spiegò, che “anche se non fosse vera la versione dei fatti riferita dall’attore è certo che il bambino ha subito la lesione durante l’orario scolastico e le insegnanti, come da loro stesse ammesso, non si sono accorte di nulla”.
Questo comportamento, ha scritto ancora il giudice nella sentenza di fine estate 2024, ha comportato dunque “un’omissione della doverosa vigilanza sui bambini di così tenera età da parte delle insegnanti, persino a prescindere dall’accertamento dell’effettiva dinamica dei fatti”.