Home Università e Afam Esamopoli, la piaga che non finisce mai: quel prof di Matematica chiese...

Esamopoli, la piaga che non finisce mai: quel prof di Matematica chiese di sbottonarmi un po’

CONDIVIDI

Nelle università italiane i ‘baroni’ universitari ci sono ancora. E non si accontentano di spadroneggiare nella gestione delle cattedre e nella gestione di cospicui fondi statali e non . Più di qualcuno approfitta del ruolo di potere per gestire esami a pagamento, ma anche per fare avance ricattatorie nei confronti delle studentesse.

A riferire in aula, il 7 novembre, proprio su atteggiamenti di questo genere dei prof accademici è stata un’ex studentessa di Economia e Commercio dell’Università di Bari, chiamata a testimoniare nel processo cosiddetto ‘Esamopoli’ sulla presunta compravendita di esami.

“Il professor Del Vecchio. Solo così avrei superato l’esame”. Massimo Del Vecchio, docente di matematica, scrive l’Ansa, è uno dei 32 imputati accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere, concussione, corruzione, falso e rivelazione del segreto d’ufficio. Era l’assistente del prof. Pasquale Barile (anche lui tra gli imputati). “Avevo sostenuto l’esame di matematica una decina di volte senza superarlo – ha dichiarato l’ex studentessa – finché mi suggerirono di rivolgermi ad una scuola privata che mi avrebbe preparato. Incontrai il professor Del Vecchio che, oltre a parlarmi di lezioni a pagamento, mi suggerì di aprirmi, di sbottonarmi un po’”.

La ragazza, impaurita, decise di non seguire quelle lezioni e dopo poco lasciò gli studi. Un’altra ex studentessa ha invece dichiarato al Tribunale di aver “frequentato la scuola di preparazione all’esame di matematica con il professor Del Vecchio, seguendo tre lezioni a settimana per tre mesi al costo di duemila euro” e di aver superato con successo l’esame, senza aver “mai ricevuto proposte sessuali”.

Secondo la Procura di Bari esisteva un vero e proprio tariffario, con un costo tra 700 euro e tremila euro per ogni esame superato, per un giro d’affari complessivamente stimato in oltre 50mila euro in otto mesi. I fatti contestati si riferiscono agli anni 2005-2006. Tra gli imputati ci sono docenti, dipendenti amministrativi dell’università, bidelli, studenti e genitori. L’Università di Bari si è costituita parte civile nel processo, aggiornato per le testimonianze di altri ex studenti al prossimo 9 gennaio.

La presunta organizzazione ipotizzata dalla Procura sarebbe stata gestita soprattutto dai bidelli, che avrebbero ritirato le bustarelle dagli studenti facendo da tramite con i professori per la compravendita di esami e tesi di laurea. Le indagini, nell’aprile 2009, portarono all’arresto di sei persone e a sei provvedimenti interdittivi.