Home Attualità Femminicidi, per Bernini siamo tutti responsabili: scuola e famiglia in primis. Questo...

Femminicidi, per Bernini siamo tutti responsabili: scuola e famiglia in primis. Questo Governo sta facendo leggi più severe e sportelli antiviolenza

CONDIVIDI

Il femminicidio non ha un solo colpevole: “Tutti dobbiamo sentirci responsabili, perché bisogna partire da molto prima, dalle famiglie, dalla scuola. E tutti coloro che possono dire una parola per informare, lo devono fare”. A sostenerlo è stato il ministro per l’Università e la ricerca, Anna Maria Bernini, il 3 aprile, a margine della giornata inaugurale della conferenza scientifica sulle malattie infettive emergenti – la INF – ACT Conference 2025 – svolta presso la Scuola di Medicina dell’Università Federico II di Napoli.

Commentando i femminicidi degli ultimi giorni, con due donne di 22 anni che a distanza di poche ore hanno perso la vita (a Messina e a Roma) a seguito dei colpi mortali di loro coetanei che non accettavano probabilmente l’idea di separarsi.

Bernini ha detto che questo Governo ha “investito fondi a partire dal 2022 per sportelli antiviolenza, per il disagio psicologico, aspetti che sono spesso collegati, e lo abbiamo fatto anche recentemente quando è stata annunciata la legge sul femminicidio lo scorso 8 marzo”.

Il ministro ha sottolineato che, in quell’occasione, ha anche detto che sono previsti ulteriori “nuovi fondi sul disagio e per sportelli antiviolenza. È importante che le ragazze, ma anche i ragazzi, che percepiscono un disagio che non riescono a tenere sotto controllo o che si sentono violati in qualsiasi modo, devono avere un luogo dove andare per essere supportati e assistiti. Questo è l’impegno che ci siamo assunti”.

Bernini ha quindi dichiarato che “è importante finanziare infrastrutture di ricerca come questa che devono andare oltre il 2026 e dunque oltre il Pnrr perchè noi pensiamo che sia attraverso le infrastrutture di ricerca che si possono far tornare in Italia quella categoria che chiamiamo ‘cervelli in fuga’: ricercatori che hanno deciso di andare a studiare altrove, e va benissimo, ma sta a noi dare loro le ragioni per tornare. E infrastrutture come queste sono un’ottima ragione per farlo”.

Il ministro dell’Università e della Ricerca ha anche tenuto a ricordare che sempre il Governo Meloni ha “sbloccato il contratto di ricerca, fatto nella scorsa legislatura ma che era rimasto inattivo e non finanziato”.

“C’è un netto ritorno di cervelli che negli Stati Uniti studiavano avendo a disposizione fondi per la ricerca praticamente illimitati, fondi che ora sono stati tagliati in maniera significativa, mentre noi stiamo investendo”.

“Solo il mio Ministero – ha continuato – ha investito, da qui al 2026, 11 miliardi nella ricerca e in infrastrutture come questa e altre ancora più legate a temi estremamente sfidanti come le tecnologie quantistiche, le biotecnologie”.

Quindi questi cervelli stanno tornando – ha proseguito Bernini – Noi non possiamo fare solo i tornelli dello stadio che calcano chi se ne va, noi non abbiamo idea di quanto sia significativo il flusso di chi torna portando colleghi, scienziati, dottori che scelgono l’Italia come luogo per fare ricerca”.

Parlando dei dazi, Bernini ha specificato di non possedere “la competenza per dire se ci sarà una recessione globale, ma da aziendalista posso dire che chiunque imponga dazi di solito riceve un effetto boomerang: apparentemente guadagna alla brevissima ma fa un investimento negativo sul futuro“.