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Fondi pensione, gli statali non ci credono: i docenti più interessati ma sono solo il 10%

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Il personale della scuola è più consapevole degli altri lavoratori pubblici del fatto che percepirà una pensione ridotta e che occorre aderire ai fondi pensione.

Il dato è stato reso pubblico nel corso della presentazione della nuova “Guida alla pianificazione della pensione nel pubblico impiego”, realizzata dai fondi Espero e Perseo Sirio e disponibile gratuitamente on line, presentata il 3 novembre a Palazzo Montecitorio nel corso di un Convegno al quale hanno partecipato, tra gli altri, Marina Sereni (Vicepresidente Camera dei Deputati), Cesare Damiano (Presidente Commissione Lavoro Camera dei Deputati), Stefano Patriarca (Nucleo Tecnico per il Coordinamento della Politica Economica), Francesco Massicci (Commissario Covip), Sergio Gasparrini (Presidente Aran), Wladimiro Boccali (Presidente Fondo Perseo Sirio) e Roberto Natoli (Presidente Fondo Espero).

Considerando che i lavoratori più giovani andranno in pensione con assegni, nel migliore dei casi, pari in media al 30% in meno di quelli attuali, per via del passaggio del calcolo da retributivo a contributivo, la previdenza complementare, il cosiddetto secondo pilastro, consiste nell’accantonamento regolare dei risparmi nel periodo lavorativo con l’obiettivo di aumentare la rendita pensionistica del lavoratore. Essa rappresenta una forma di risparmio a cui lo Stato riconosce agevolazioni fiscali che altre forme non dispongono.

Se nel comparto privato gli iscritti alla previdenza complementare sono oltre 2,5 milioni, con percentuali di adesione a due cifre, ai fondi pensione nel pubblico impiego hanno sino ad oggi dato l’assenso soli il 4,5% dei dipendenti, appena 140 mila lavoratori.

In compenso, il settore della scuola è un po’ più avanti con una quota di adesione ad Espero di circa “il 10%, con 100mila iscritti” (comprendenti quindi anche gli Ata), ha detto il presidente del fondo Espero (attivo proprio sul fronte istruzione) Roberto Natoli.

Ora, ha aggiunto, si spera di intercettare “i giovani che entrano con il concorsone, magari raddoppiando il contribuito versato dal datore di lavoro: dall’1% al 2%, visto che le risorse ci sono”.

Per il resto del pubblico impiego c’è il fondo Perseo Sirio, presieduto da Wladmiro Boccali, che spiega come l’adesione “sia del 2-3%, circa 38mila iscritti a giugno”.

Per rialzare le cifra secondo Boccali serve “una campagna informativa e, se possibile, un incentivo da prevedere con il rinnovo contrattuale, attingendo da disponibilità già presenti in bilancio”.

Il convegno era stato aperto da Maria Anna Madia, ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, secondo cui “nel processo di riforma del sistema pensionistico, che ha visto il definitivo passaggio al sistema contributivo, la previdenza complementare appare come uno degli strumenti più importanti per assicurare ai lavoratori una maggiore serenità negli anni della pensione”.

 

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Dai dati di una recente indagine condotta dalla Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione, risulta che quasi il 90% dei lavoratori intervistati che hanno aderito ai fondi pensione, si dichiarano soddisfatti della scelta fatta.

In effetti, ciò stride con il relativamente basso tasso di adesione alla previdenza complementare, potendo dedurre che il problema più grande, soprattutto per i fondi pensione negoziali che non dispongono di reti di vendita come gli operatori di mercato, è il cosiddetto “gap informativo”, ovvero la difficoltà di informare e, di conseguenza, avvicinare i lavoratori alla previdenza complementare.

Vi forniamo alcune delle risultanze fornite nel corso della presentazione della guida.

I risultati delle forme pensionistiche complementari hanno risentito dell’andamento contrastato dei mercati finanziari nel corso del primo semestre dell’anno. Le turbolenze hanno interessato soprattutto i titoli azionari; non ne hanno risentito i corsi obbligazionari, continuando a beneficiare dell’orientamento espansivo delle politiche monetarie adottate dalle banche centrali.

I rendimenti medi aggregati, al netto dei costi di gestione e della fiscalità, si sono attestati all’1 per cento nei fondi negoziali; risultati più elevati si sono osservati nelle linee a maggior contenuto obbligazionario e anche in quelle bilanciate; il rendimento dei comparti azionari è stato negativo. Nel primo semestre del 2016 il TFR si è rivalutato, al netto delle tasse, dello 0,6 per cento.

I fondi pensione negoziali sono forme pensionistiche senza scopo di lucro, pertanto tutto il patrimonio è ripartito nelle posizioni individuali degli associati che potranno contare su una gestione professionale dei risparmi.

La previdenza complementare è una scelta volontaria.

I vantaggi esposti, per chi aderisce, durante il convegno.

I fondi pensione complementare per il pubblico impiego hanno costi di gestione contenuti rispetto ad altre forme pensionistiche; la loro natura senza scopo di lucro necessita di rendere efficienti i processi decisionali e di ottimizzare le proprie risorse.

Investimento di meno di un euro al giorno: è possibile iniziare con un contributo base pari all’1% della retribuzione annua (per esempio 25 euro/mese pari a 0,82 euro/giorno).

Raddoppiamento del contributo: versando, oltre al TFR, un contributo di almeno 1% della retribuzione utile al calcolo del TFR, si ha diritto al versamento da parte del proprio datore di lavoro di un ulteriore 1%.

Vantaggi fiscali. I contributi versati sono deducibili dal reddito complessivo, il vantaggio fiscale viene percepito direttamente in busta paga. Inoltre, la tassazione sui rendimenti dei fondi pensione è più favorevole rispetto ad altri prodotti assicurativi (20% contro 26%).

Covip ha registrato in questi anni risultati positivi per i fondi pensione, riconoscendo i benefici derivanti dagli incentivi fiscali esistenti e, in particolare per i fondi pensione contrattuali, il contributo del datore di lavoro e i contenuti costi di gestione.

Per i lavoratori della PA o della sanità. I patronati convenzionati, oltre a essere un supporto informativo, svolgono anche un ruolo di consulenza permettendo, ad esempio, di simulare la pensione futura.

Tuttavia, le Buste Arancioni dell’INPS, non ancora disponibili (ma in fase di implementazione) per i dipendenti del pubblico impiego.

Maggiori informazioni, i lavoratori della scuola possono chiederle direttamente al Fondo pensione di riferimento dei lavoratori della scuola (Espero) oppure rivolgendosi alle organizzazioni sindacali.

 

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