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GaE, la denuncia di una maestra dell’infanzia: a Firenze ero tra i primi, sono scivolata al 185/mo posto

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Rosaria ha 44 anni, è maestra precaria della scuola dell’infanzia, è iscritta alle graduatorie di Firenze dal 2002: originaria di Salerno, anche lei a suo tempo ha preferito una provincia del centro rispetto a una del sud. Era ben posizionata, anche perché nell’ultimo decennio ha lavorato con continuità. Quest’anno coltivava con cognizione di causa la possibilità di essere immessa in ruolo. Poi, però, con la pubblicazione delle graduatorie provvisorie ad esaurimento ha scoperto di essere finita molto indietro. Non l’ha presa bene. Tanto che oggi la ritroviamo ad amministrare il gruppo Facebook “Ora Basta!!!”.

“Quest’anno – racconta all’Ansa la maestra Rosaria, di cognome Miranda – a causa dell’inserimento di altri precari sono scivolata al 185/mo posto in graduatoria. E c’è il rischio che non mi venga dato l’incarico, lo sapremo solo a fine mese”.

Ma la protesta non si ferma qui: “scriveremo di nuovo al ministro e per conoscenza anche al presidente del Consiglio, Matteo Renzi: stiamo già preparando una lettera. Non si può giocare sulla pelle dei precari, non dando garanzie. Mancano regole certe che difendano i nostri diritti”.

Ecco la proposta che faranno alle massime istituzioni dello Stato: chiedono che vengano “regolamentati i trasferimenti prevedendo misure che incentivino la permanenza nelle Gae”, magari con “l’attribuzione di un bonus punti per ogni anno di permanenza in una provincia, bonus che si perderebbe (anche per gli anni precedenti) in caso di trasferimento”.

Ma allo stesso tempo servono anche “maggiori controlli al momento dell’iscrizione”, “contro l’uso indiscriminato di espedienti per l’acquisizione di punteggio e l’attribuzione di riserva per velocizzare la scalata al cosiddetto ruolo”.

Il riferimento è al ‘mercificio’ che in certe zone d’Italia, in particolare al Sud, imperversa sulle supplenze: in cambio di una supplenza annuale, quindi dei 12 punti da inserire in graduatoria, tanti docenti accettano infatti di lavorare nelle scuole parificate per poche centinaia di euro mensili. Talvolta addirittura gratis. Nel mirino vi sono anche le cosiddette 104, le precedenze assegnate dalle commissioni mediche delle Asl per motivi di salute personale o assistenza di un parente, molto utili per tornare dopo l’anno di straordinariato. E non convincono neppure i titoli post laurea, che non pochi candidati del Sud presentano in notevole quantità. Come non sembrano offrire garanzie i controlli che gli organi scolastici di competenza dovrebbero attuare nella fase di “uscita” del docente precario. La somma di tutte queste circostanze, spesso però ingigantite dai soliti luoghi comuni, sta determinando l’attuale malcontento. Che con le nuove assunzioni e l’avvio del nuovo anno dovrebbe comunque smaltirsi.

Anche perché, ammette la stessa maestra Rosaria, “la nostra rimane quindi una guerra tra poveri, che, se si vuole, si deve combattere in Procura, con gli avvocati”. La scuola, con i suoi alunni, è bene che rimanga il luogo dove si fa solo didattica.