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Gelmini contro Valditara: no alle gabbie salariali, sì agli aumenti per tutti. E Bonaccini chiede sgravi per il Sud

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I partiti politici contrari al Governo Draghi non sembrano credere alle dichiarazioni rilasciate sabato 28 gennaio dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, per dire che “la vera sfida è pagare di più tutti gli insegnanti”, perchè “con 1.500 euro un professore non riesce a vivere, né riesce con 1.300 euro un docente di scuola primaria”: la sottolineatura di Valditara è come se non fosse mai arrivata. Quello che rimangono sono solo le parole del ministro dell’Istruzione di un paio di giorni prima, su una possibile differenziazione degli stipendi dei docenti in base al caro vita presente in determinate province.

Secondo l’ex ministra dell’Istruzione Mariastella Gelmini, oggi vicesegretario e portavoce di Azione, “in Italia c’è un problema legato al costo della vita che riguarda tutti i salari, non solo quelli della scuola. Il governo dovrebbe farsi carico di questo, per noi il taglio del costo del lavoro resta la strada da seguire, perché consentirebbe di ridurre le tasse alle imprese e aumentare gli stipendi dei lavoratori”.

Commentando la proposta del ministro Valditara, l’ex forzista Gelmini ha detto che “le gabbie salariali non sono la soluzione. Bisogna lavorare per alzare gli stipendi di tutti gli insegnanti e potenziare la valutazione e il merito”. Una posizione, quest’ultima, che però è la stessa che ha indicato l’attuale ministro Giuseppe Valditara.

Anche il Pd non perdona a Valditara quel riferimento alle buste paga incrementate in base al caro vita locale: Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna e candidato alla segreteria del Pd, in visita a Milano si è rivolto “a Valditara e a tutto il governo: le gabbie salariali sono un ritorno al passato inaccettabile, l’Italia deve andare avanti, serve l’opposto di quello che la destra propone. Per il Sud non stipendi più bassi, ma sgravi maggiori”.

Bonaccini ha detto che bisogna “insistere sulla scuola, perché in un paese inceppato la scuola deve tornare a essere un ascensore sociale. Dobbiamo innalzare l’obbligo scolastico ai 18 anni, garantire a tutti il diritto allo studio e potenziare l’orientamento”.

Ma è tutta la politica del Governo Meloni che non convince. Secondo Elly Schlein, anche lei candidata alla segreteria del Pd, “il governo non sta dando risposte sul caro energia, sull’inflazione, sui salari che sono troppo bassi in questo paese: in mezzo a una situazione economica travolgente si occupano di economia differenziata, di spaccare ulteriormente un Paese che è abbastanza diviso e di regionalizzare la scuola per avere magari le scuole dei ricchi finanziate dai privati e le scuole dei poveri dimenticate”.

“Noi – ha detto la dem in tour in Emilia-Romagna – invece siamo quelli che vorremmo che tutti i bambini e le bambine del paese avessero le stesse opportunità di partenza prima di mettere il merito nel nome del Ministero”.