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Gilda, Rino Di Meglio rieletto coordinatore nazionale

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Con il 93% delle preferenze espresse dai delegati che si sono riuniti a Perugia da tutta Italia, l’assemblea nazionale ha confermato Di Meglio alla guida del sindacato per il quadriennio 2016/2020.
 

 
Nel suo discorso di insediamento il neo rieletto coordinatore nazionale ha ripercorso le tappe del suo ultimo mandato sottolineando le importanti battaglie vinte, come quelle per il recupero degli scatti di anzianità relativi agli anni 2010, 2011 e 2012, per i precari con la sentenza della Corte di Giustizia Europea, e contro l’aumento dell’orario di lavoro all’epoca del ministro Profumo.
 
In questi quattro anni – ha detto Di Meglio – la Gilda degli Insegnanti ha vissuto una forte crescita, con un incremento esponenziale degli iscritti, e un aumento di 11mila voti alle ultime elezioni delle Rsu. Nei prossimi quattro anni ci impegneremo ulteriormente per rendere la nostra organizzazione ancora più forte e rappresentativa, con la consapevolezza di essere, prima ancora che un sindacato, un’associazione dedita alla valorizzazione della professione docente”.
 

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Le sfide che ci attendono sono complesse – ha proseguito Di Meglio – prime fra tutte quelle contro la legge 107/2015 e per il rinnovo del contratto. Per contrastare le gravi storture della Buona Scuola, in particolar modo la chiamata diretta da parte dei dirigenti scolastici e gli ambiti territoriali che privano gli insegnanti della titolarità di cattedra, è fondamentale incrementare la raccolta delle firme per il referendum, così da renderlo strumento di pressione politica. L’obiettivo è mettere il governo nella condizione di riformulare la legge e, nel frattempo, percorrere la strada dei ricorsi”.
 
Sul fronte del rinnovo contrattuale, il coordinatore nazionale non ha nascosto le forti preoccupazioni per le scarse risorse economiche disponibili: “Mettere nel piatto pochi spiccioli dopo sette anni di blocco e un impoverimento costante del potere di acquisto degli insegnanti – ha affermato Di Meglio – rivela l’intenzione del governo di non voler contrattare e di mortificare il ruolo del sindacato. Per arginare questa pericolosa deriva autoritaria, bisognerà recuperare l’unità sindacale con le altre organizzazioni e impedire che si intacchino ulteriormente le retribuzioni e che le condizioni di lavoro peggiorino ancora di più”.