Giorno della memoria, all’origine dell’olocausto: la storia di Fritz Haber

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Il 27 gennaio, giorno in cui nel 1945 fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz, è dedicato alla memoria delle vittime dell’Olocausto, per riflettere sul più grande e grave disastro umanitario della storia.

Come sappiamo anche scienza e scienziati, che sono sempre parte di un più ampio contesto sociale, furono direttamente coinvolti in questo tragico evento. Gli esempi, purtroppo, sono tantissimi: oggi vorrei parlarvi di una storia, forse meno conosciuta di altre, che è però emblematica perché ben rappresenta l’esplosione di violenza che investì l’Europa portandola appunto a sfociare nei totalitarismi e nell’Olocausto: la storia di Fritz Haber.

Haber fu un grande chimico tedesco che nel 1909 aveva trovato il modo di combinare idrogeno e azoto in ammoniaca. Grazie a questa sua scoperta l’azienda  chimica BASF diede vita a un processo industriale per produrre fertilizzanti. In realtà quando ciò accadde l’Europa era già precipitata nella Prima guerra mondiale e il processo di Haber servì prevalentemente ad alimentare l’industria bellica tedesca, in particolare per la produzione di esplosivi. Addirittura c’è chi ha sostenuto che la guerra, senza il processo Haber-Bosch, sarebbe potuta finire prima, per l’esaurimento di scorte di nitrati.

Oltre a questo Fritz Haber fu da subito impegnato attivamente nel conflitto: firmatario del celebre Manifesto dei 93, scritto dai maggiori esponenti della scienza e della cultura tedesca per negare le responsabilità tedesche per lo scoppio del conflitto, Haber divenne capitano e nel 1915 coordinò personalmente le operazioni per impiegare le prime armi chimiche a base di cloro, che solo nel loro primo giorno di utilizzo uccisero orrendamente più di 5000 soldati francesi e arrivò a formulare una legge, che oggi porta il suo nome, per determinare il rapporto tra concentrazione di gas, esposizione e mortalità.

La moglie di Fritz Haber, Clara Immerwahr, anche lei giovane e brillante chimica, fu vittima di questa grottesca situazione e decise di uccidersi sparandosi un colpo al cuore con la pistola del marito, il quale, il giorno dopo la morte di Clara ripartì per coordinare un nuovo attacco chimico sul fronte russo. Nel 1918 Haber ricevette il Nobel per la chimica per i risultati ottenuti a “beneficio dell’umanità”, premio che farà molto discutere perché Haber figurava contemporaneamente sulla lista dei Nobel e dei criminali di guerra.

Nonostante i servigi, le posizioni nazionaliste e numerose raccomandazioni di colleghi e amici, Haber fu espulso dalla Germania nazista perché ebreo. Questo non impedì di utilizzare un insetticida che aveva sviluppato per creare il famigerato Zyklon B, che venne utilizzato in diversi campi di sterminio.

La storia di Haber ci ricorda ancora una volta che come disse Feynman la scienza aiuta a fare previsioni, non a prendere decisioni, che all’aumentare della nostra forza, anche conoscitiva, deve corrispondere una maggiore responsabilità; ci ricorda inoltre che l’offesa e la violenza sono sempre alla base di pericolosi vortici di odio che rischiano di sfuggire al controllo e di inghiottire tutta l’umanità.