
L’attivazione di un account sui social network online e sulle piattaforme di condivisione di video potrebbe presto essere consentita ai minori solo dopo il compimento dei 15 anni di età: il progetto, anticipa il quotidiano “Il Messaggero”, è contenuto in un disegno di legge bipartisan, in questi giorni all’esame dell’VIII commissione del Senato, con il quale si intendono combattere alla radici le abitudini precoci all’on line, spesso causa di dipendenze da internet poi in età adulta.
Nel ddl, ribattezzo anti baby-influencer, si legge che “nelle more dell’adozione di ragionevoli misure tecniche uniformi europee”, i fornitori di servizi di social network online e di piattaforme di condivisione di video dovranno verificare l’età degli utenti mediante un mini-portafoglio nazionale che sarà disponibile entro il 30 giugno 2026.
Il disegno di legge, sottoscritto da diversi senatori di maggioranza e opposizione (Pd e Iv), prevede che i contratti relativi agli account già creati e detenuti da minori di età non superiore a quindici anni restino validi solo se al momento dell’entrata in vigore della presente legge il minore abbia compiuto i quindici anni: spetterà all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni monitorare l’attuazione della legge e a pubblicare annualmente un report sui dati acquisiti.
“E’ stato un percorso lungo che ha visto una lunga interlocuzione con la commissione europea, ora è urgente che si approvi questa legge, ogni giorno che passa rischiamo di perdere dei giovani”, ha detto all’Ansa la prima firmataria Lavinia Mennuni di FdI.
Secondo la Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, Marina Terragni, “la legge può essere funzionante e praticabile sul modello di altre legislazioni, come quella Australiana, ed è una legge proibizionista. Tuttavia questa legge non esime i genitori a interrogarsi seriamente sulla loro dipendenza”.
“Io sono – ha continuato la Garante – moderatamente proibizionista. Si rischia che si creino delle situazioni difficili da gestire all’interno dei nuclei familiari con genitori che compulsivamente sono davanti ai vari schermi, soprattutto lo smartphone, e dei ragazzi che di fatto fino ai 15 anni non ci possono andare. E’ anche vero, tuttavia, che nel momento in cui hai una proibizione per legge, come genitore ti è più semplice dire i tuoi no, mentre oggi per dirli bisogna essere davvero molto determinati”.
Terragni ha anche specificato, rivolgendosi a un genitore tipo, che “devi accompagnare il tuo no, ad un auto-no. Se non ci poniamo il problema degli adulti di riferimento la situazione diventa ingestibile e la legge manca in parte l’obiettivo”.
“Bisogna che i genitori si convincano che non possono pensare di delegare i compiti educativi: una volta ad una legge, una volta allo psicologo, una volta alla scuola. Devo pensarci innanzitutto loro”, ha concluso la Garante.




