
Volevo fare Zorro è il titolo di un recente libro scritto da Alex Corlazzoli, maestro di scuola primaria, giornalista e scrittore.
Ne parliamo proprio con l’autore. Di cosa parla il libro e perché questo titolo?
Il libro parla di Giovanni Falcone e il titolo è nato soprattutto dall’ascolto della sorella Maria che mi ha raccontato che lui, da piccolo, nella biblioteca del papà, trovò il libro “La leggenda di Capistrano” e rimase letteralmente affascinato dalla figura di Zorro.
E forse proprio da quella lettura nacque in lui il desiderio di “fare giustizia”, a cominciare dalle ingiustizie che lo coinvolgevano più direttamente.
La sorella Maria, quando usciva dal convitto nazionale dove studiava, veniva spesso infastidita dai ragazzotti del quartiere e lui andava a difenderla. Aveva anche preso a disegnare delle Z di Zorro sui soprammobili di casa e anche sulla tappezzeria delle stanze della casa della zia dove erta stato ospite.
Questo volume esce in una collana dal titolo “taccuini immaginari”. Perché?
Sono dei diari, diari scritti in prima persona dai protagonisti. Questo di Giovanni Falcone è il terzo, dopo quelli di Paolo Borsellino e di Frida Kahlo, quindi non sono io che scrivo, ma io presto la mia penna.
Sono taccuini immaginari perché nascono da un lavoro di scavo, di approfondimento, di interviste che ho condotto nel tempo.
Ho cercato di dare ritmo al racconto in modo da rendere la lettura quasi simile alla visione di un film.
Questo libro esce qualche giorno prima della ricorrenza della drammatica strage di Capaci: la scelta della data dell’uscita è voluta o casuale?
E’ assolutamente voluta, è un lavoro che faccio da ormai parecchi anni, questo è il mio quarto libro sulle vicende del 1992. Sono libri che scrivo perché sento il dovere di fare in modo che quella storia che la nostra generazione ha vissuto possa essere conosciuta anche dai più giovani.
Noi che abbiamo vissuto quella stagione ricordiamo i rumori di quell’elicottero, ricordiamo le prime immagini delle macchine ribaltate e distrutte a Capaci, l’urlo delle sirene e i funerali di Giovanni Falcone.
Un ragazzino di 10 anni è nato nel 2015 e non può avere memoria di quello che è successo se nessuno glielo racconta e rischia che per lui questa vicenda sia solo una riga del libro di storia alla pari di quello che può essere Garibaldi. E così si rischia che per loro Falcone e Borsellino siano distanti come Garibaldi.
Ma il libro su Falcone racconta anche la vita, non solo il dramma delle ultime ore…
Proprio così, credo che sia un libro che vada letto per la vita che trasmette, per le storie di vita che racconta. Pensiamo, per esempio, quanto è commovente pensare a Giovanni Falcone che anche lui, come tanti ragazzi d’oggi, sbaglia strada, nel senso che vuole andare inizialmente all’Accademia a Livorno e poi si accorge che ha sbagliato scuola e così si iscrive a giurisprudenza.
Ed è bello sapere che anche lui ha provato la delusione d’amore. Io credo che a leggere queste vicende ci si senta veramente coinvolti, perché sono storie di vite normali.
Nulla di eroico, insomma…
Più volte la sorella di Paolo Borsellino, Rita, mi ha detto “non dobbiamo chiamarli eroi”. Erano uomini come noi, provavano paura come chiunque altro. Ma, accanto alla paura, c’erano anche coerenza e determinazione. per la scelta che avevano fatto di amore per Palermo e per la Sicilia.
Io sono convinto che sia lui, Paolo Borsellino, Rosario Livatino, don Puglisi e tanti altri abbiano fatto una scelta d’amore per la propria terra, per la Sicilia e per il nostro Paese.
A quale età si può leggere questo libro?
È un libro per bambini dagli 8 anni in su, ma sulla base dell’esperienza dei libri che lo hanno preceduto posso dire che può essere letto dagli 8 ai 99 anni e anche oltre.
Lo possono leggere i genitori con i figli e i nonni con i nipoti. Ma lo può leggere anche un bambino alla sua mamma o al suo nonno, ribaltando le modalità classiche di lettura.