![Genitori E Figli [Studio] (1)](https://www.tecnicadellascuola.it/wp-content/uploads/2023/04/Genitori-e-figli-Studio-1-300x194.jpg)
Chiamatela come volete, istruzione parentale o familiare, ma anche homeschooling, home education per chi preferisce i termini anglosassoni. Il ventaglio dei termini è ampio, ma tutti esprimono una stessa idea: la scelta della famiglia di provvedere direttamente all’educazione dei figli senza passare dalle tradizionali aule scolastiche.
In Italia questo è possibile grazie a una normativa precisa e articolata che affonda le sue radici nell’art.34 della Costituzione e passa attraverso una serie di Decreti legislativi: dal 297 del 16 aprile 1994 al Decreto ministeriale n.5 dell’8 febbraio 2021.
Come funziona concretamente la cosa? In strettissima sintesi, occorre che i genitori ne diano comunicazione alle autorità, di norma il sindaco del comune in cui risiede la famiglia e il dirigente scolastico della scuola che sarebbe territorialmente competente per la iscrizione. Il minore, poi, a garanzia dell’assolvimento del dovere all’istruzione, è tenuto a sostenere, ogni anno, l’esame di idoneità per l’ammissione all’anno successivo presso l’istituto scolastico di riferimento.
Dai dati forniti recentemente dal Ministero dell’Istruzione e divulgati da molti organi di stampa, il numero delle famiglie che ha optato per l’istruzione parentale è triplicato nel corso degli ultimi anni: erano appena 5000 nell’anno scolastico 2018-19, sono aumentate a 15.300 nel 2020-21. L’effetto Covid ha certamente influito su questa crescita esponenziale, ma resta il fatto che la scelta di fare a meno dell’istituzione scolastica per la formazione dei propri figli richiede un approfondimento per tentare di comprenderne le ragioni.
Lo spiega, dal suo punto di vista, Sergio Leali, presidente dell’Associazione Istruzione in Famiglia (LAIFA) e autore del libro ‘Homeschooling, una scelta consapevole oltre gli slogan’, pubblicato qualche mese fa da Terra Nuova Edizioni. In una sua recente intervista a Veggie Channel, reperibile su YouTube, Leali sostiene che l’istruzione parentale è spesso vittima di pregiudizi e luoghi comuni, perché per la maggior parte dell’opinione pubblica ciò significa semplicemente fare scuola a casa propria. Invece – continua Leali – l’istruzione parentale è un universo ampio e articolato fondato su approcci talora molto diversi uno dall’altro: si va da approcci che ripropongono il paradigma scolastico ad altri che si focalizzano sulla persona che apprende e sul contesto familiare e comunitario in cui il discente è inserito. Ci sono famiglie che agiscono da sole, altre che si associano in maniera informale e non continuativa, altre ancora che si “consorziano” in modo formale e sistematico.
Ma l’istruzione familiare non potrebbe influire negativamente sulla crescita di un ragazzo, privato com’è del contesto relazionale, dei rapporti con altri coetanei, delle esperienze più o meno belle che da sempre sono legate ai nostri anni scolastici e che danno una forte impronta alla nostra vita?
A chi gli pone questa domanda, Leali risponde che l’istruzione parentale comporta un forte rapporto con la realtà in cui il bambino e la famiglia sono inseriti. Un rapporto che si sviluppa su più piani che corrispondono al divenire della vita: il giovane o la giovane che fa istruzione parentale consapevole è in rapporto costante e continuo con ciò che sta fuori, con l’altro, con il mondo. Un rapporto che non è astratto ma che si sviluppa in termini reali, concreti, e che sta alla base dell’energia indispensabile a far scattare gli interessi, la passione per lo studio.
Insomma, nel suo ultimo libro, Sergio Leali apre una prospettiva nuova sull’istruzione parentale e ne decostruisce gli stereotipi, sottolineando come l’orizzonte della homeschooling – si legge sulla quarta di copertina – non sia solo il raggiungimento di un buon livello d’istruzione, bensì il pieno sviluppo della persona. E in questo la famiglia innovata ritrova la centralità educativa che naturalmente e costituzionalmente le è attribuita. L’istruzione parentale si può dunque configurare come una vera e inedita innovazione nel campo sociale, in quello della crescita personale, dell’apertura all’altro e della solidarietà, cogliendo la sua ragion d’essere nel cuore della modernità.