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I carabinieri arrestano un pusher in un liceo romano, protestano studenti e genitori: non siamo nel Far West

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Ancora un episodio di spaccio nelle scuole. Solo che stavolta si tratta di un liceo centrale e storico di Roma. Ma quel che più sorprende è altro.

A far scattare le polemiche, però, è soprattutto il comportamento di una parte degli allievi e dei genitori, che hanno protestato contro l’ingresso delle forze dell’ordine nell’istituto scolastico. Si tratta del liceo capitolino “Virgilio”, nella centrale via Giulia, dove martedì 22 marzo le forze dell’ordine hanno arrestato uno studente in flagrante. Ma anziché indignarsi per la presenza del pusher nell’istituto di via Giulia, dove studiano figli della buona borghesia romana, più di qualcuno avrebbe avuto da ridire per l’operazione.

I militari – scrive l’Ansa – si sono presentati in cortile durante la ricreazione e hanno fermato alcuni ragazzi, uno dei quali – maggiorenne – è stato arrestato perché sorpreso a vendere droga ai suoi compagni, hascisc e marijuana. Ha precedenti dello stesso tipo e sarà processato il 23 marzo per direttissima.

Altri sette giovani, minorenni, sono stati identificati e le loro posizioni saranno valutate dalla procura. L’intervento dei carabinieri è avvenuto nell’ambito di un’indagine sullo spaccio di stupefacenti, come nel 2014 quando sei studenti del Virgilio erano finiti nei guai. La presunta attività di spaccio sarebbe stata ripresa dalle telecamere di sicurezza installate nel cortile dell’Istituto. Le immagini avrebbero incastrato lo studente arrestato e gli altri, le cui posizioni sono ora al vaglio dell’autorità giudiziaria.

 

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I carabinieri, anche della sezione di polizia giudiziaria della procura, hanno fatto perquisizioni sia all’interno della scuola con le unità cinofile sia in alcune abitazioni degli studenti che sarebbero coinvolti nello spaccio.

A seguito del blitz dell’Arma gli studenti – quelli dell’ala più radicale – si sono riuniti in assemblea straordinaria per protestare “contro l’ingresso di militari e polizia nell’Istituto”, hanno affermato, denunciando l’uso di metodi spicci da parte dei carabinieri.

“Non difendiamo il fatto che si spacci dentro una scuola, perché é sbagliato – ha detto una 18/enne del collettivo -, ma che in un luogo di crescita e di formazione, invece di parlare magari della dipendenza dalle droghe e fare informazione, si ricorra all’intervento delle forze dell’ordine”. Con una parte degli studenti anche alcuni genitori, che parlano di “situazione gestita con metodi da Far West” e di “politiche repressive”.

Alla richiesta di spiegazioni “il dirigente scolastico si è chiuso a chiave nell’ufficio, rifiutando qualsiasi tipo di dialogo con gli studenti o con i genitori presenti – hanno affermato i ragazzi del collettivo del Virgilio -, mentre comunicava con le forze dell’ordine tramite la finestra su Via Giulia, lanciandogli una valigetta di cui ci è ignoto il contenuto”.

“Da anni siamo impegnati per insegnare ai ragazzi l’educazione alla salute e alla legalità e quindi quello che mi preoccupa è l’uso di queste sostanze tra i ragazzi”, ha replicato la ds Irene Baldriga, “interventi di controllo ce ne sono in tutte le scuole ma qui c’è stata una reazione quantomeno anomala di una minoranza di studenti che non accetta questo tipo di controlli”.

“La scuola è un pezzo di Stato – ha concluso – ed è giusto che si facciano questi controlli e si reprimano questi fenomeni”.

 

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