
I docenti non devono fare politica in classe. Però possono parlare di politica nell’ambito delle lezioni di educazione civica. Anzi, devono farlo perché lo prevedono le linee guida ministeriali. Ma occorre stare attenti, perché diventa più di una possibilità quella di fare scivolare la lezione su un piano puramente politico, anche con riferimenti a maggioranza e opposizione parlamentare verso i quali simpatizzare o porsi in modo contrariato.
Qualcosa del genere potrebbe essere accaduto a Pesaro, almeno questa è l’accusa, dove l’opposizione di centro-destra ha denunciato l’allestimento di una lezione scolastica tenuta in un liceo sul tema referendario da una docente e consigliera comunale Pd: la lezione si sarebbe svolta nell’ultimo giorno di scuola che ha preceduto il voto referendario dell’8 e 9 giugno.
“Alcuni alunni – scrive l’Ansa – hanno contestato la prof, sostenendo che avrebbe fatto propaganda pro-referendum, e altri affermano di essere stati quasi obbligati a partecipare. Il centrodestra pesarese contesta l’operato dell’insegnante e chiedono le dimissioni da consigliera”.
L’insegnante, di Lettere classiche, ribatte a tutte le accuse: “evidentemente in questo clima politico parlare di referendum equivale a fare politica come lo è però, secondo me, anche non parlarne. Non ho mai detto agli studenti come votare e nemmeno che dovevano andare a votare, ho colleghi come testimoni. Abbiamo svolto una lezione di educazione civica, come ci viene richiesto di fare”.
Secondo Rossano Sasso, capogruppo Lega in Commissione Scienza, Cultura e Istruzione, “ancora una volta un docente con la tessera del Pd in tasca usa la scuola per propagandare la propria ideologia agli studenti, in questo caso per invogliarli a votare ‘Sì al referendum”; è sgradevole, soprattutto perché avvenuto senza il consenso né del consiglio d’istituto né delle famiglie”.
Il centrodestra di Pesaro parla di “un fatto inaccettabile che viola i principi di neutralità dell’insegnamento e di rispetto della libertà di pensiero degli studenti. La consigliera farebbe meglio prima a scusarsi con i ragazzi e a dimettersi”.
Secondo l’insegnante, “gli insegnanti hanno il compito di svolgere delle ore di educazione civica e spesso, per rendere più comprensibili gli argomenti, usiamo questioni di attualità. Alcuni studenti, sapendo che avevo fatto lezione sul tema, mi hanno chiesto di parlarne anche a loro per informarsi. Con i loro docenti, abbiamo proposto di fare una formazione comune, senza obbligo di partecipare. Il preside ne era a conoscenza, nulla di straordinario in ciò che abbiamo fatto”, ha concluso la prof.
Secondo la dem Irene Manzi, segretario della VII commissione della Camera, quanto sta accadendo a Pesaro sarebbe “strumentale e fuori luogo”. “Inviterei a informarsi e ad abbassare i toni perché l’insegnante ha spiegato come si sono svolte le attività scolastiche, rientranti nelle attività legate all’ educazione civica, concordate con la dirigenza scolastica, a partecipazione volontaria”.
Manzi contesta la richiesta da “destra” di realizzare un “intervento dell’Usr e provvedimenti disciplinari contro un docente”: “credo sia un atteggiamento inaccettabile che lede la libertà d’insegnamento e mira ad intimidire una categoria che va tutelata e non costantemente minacciata”.