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I misteri di Milo, che sono quelli del mondo intero, in una raccolta di racconti di Paolo Sessa

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Mistero al mulino e altre storie milesi di Paolo Sessa, Algra Editore, 160 pagine, 14,00 €, comprende 18 racconti i cui esiti si svolgono e si esauriscono nella cittadina di Milo, un paesino sul ventre dell’Etna, del grandioso e superbo vulcano delle cui dissenterie ed elargizioni vive, fin da quando apparve nelle cronache storiche, grazie appunto ai suoi corsi d’acque e ai mulini che ne consentirono gli insediamenti e forse pure il nome. 

E da qui, la frequenza di gente e di commerci, compresi gli interessi economici e agricoli, con i querceti e i vigneti; e la macine per sfarinare i cerali. 

Una piccola comunità dunque, ma grande per interesse territoriale, considerata la sua posizione strategica, tra montagna e mare, e dunque fertile anche per fioriture di leggende e miti, accadimenti e fatti di cronaca. Alcuni detti, altri scritti dentro le pagine polverose degli archivi, altri fantasticati, quando l’arte della letteratura trova il suo terreno dove impiantarli, e poi ripresi da chi li sa vedere e godere, capirli e interpretarli. 

Ed ecco allora i tanti personaggi che compongono questi racconti, pennellati con la bravura del macchiaiolo, quale l’autore ha sempre dimostrato di essere nell’arte della scrittura. Pochi tratti, ed ecco uscire “don Puddu da Nivi”, realmente esistito, ma dai contorni storici appannati, se non fosse intervenuta la fantasia dello scrittore che ne trae personalità palpabile, mentre viene contornata da una natura poetica e colorata, quella tipica del territorio etneo, quando esplode nella sua intima e più pura bellezza.

Poi i racconti dei racconti, quelli sentiti dai vecchi nelle serate fredde davanti al camino, e ancora gli altri desunti da brevi ceni, volati e volanti come i canarini che il tedesco Von Gloeden si portava appresso venendo a villeggiare a Milo. Che così diventa capitale di un più grande cosmo, quello immaginato dallo scrittore di cui appunto la cittadina, dispersa fra i butteri di lava, ma anche tra i vigneti che addolciscono le sue campagne, è teatro e scenario, territorio favolistico e in qualche modo anche magico.

In sintonia col sortilegio che sprigiona, fra gli altri racconti, la “Lanterna di don Lunardo”, l’occhio magico che fa vedere l’inesistente o l’inesprimibile, e che diventa pure metafora dell’amore perduto ma che a tuti i costi si vuole riaccendere, mentre risuona d’acque che si perdono tra le gore l’assassinio al mulino, cha dà nome a questa raccolta. 

Il cui titolo però non deve condizionare, perché la loro ambientazione, dentro questa piccola fungaia di case, tra la bocca del vulcano e il mare, amato per tale motivo da viaggiatori illustri e da villeggianti affamati di pace, è rintracciabile in qualunque parte del pianeta e in qualunque comunità di questo vasto, quanto chiacchierone mondo.

Di dilettevole lettura, le pagine scorrono piane e fluide, in sintonia col verbo di Sessa, di cui conosciamo le trascorse coniugazioni, mentre le case di Milo si svuotano perchè la gente è andata in piazza per ascoltare questi avvenimenti, fantasiosi e fantastici, ma anche umoristici. Che appaiono come nel miglior teatro epico, per estraniare ma anche per ammaestrare i giovani con storie che si sarebbero perdute se non ci fosse stata l’arte delle scrittura a riprenderli, con intelligenza e poesia.