Home I lettori ci scrivono I paradossi del reclutamento: lettera aperta al Miur

I paradossi del reclutamento: lettera aperta al Miur

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Il destinatario di questa lettera è un po’ generico perché purtroppo, come spesso accade quando si cerca un responsabile nella Pubblica Amministrazione, si rimbalza all’infinito da un ufficio all’altro in tentativi vani che non portano a niente.

Mi chiamo Stefano Pampuro, ho trent’anni e due lauree magistrali ottenute in Italia tra il 2013 e il 2018.  Ho provato a chiedere un confronto riguardo un tema delicatissimo e attuale quale la famosa “idoneità all’insegnamento” che ha varato il Governo Gentiloni. Un aborto di buon senso e decoro che altrove avrebbe quasi certamente fatto traballare il più solido dei governi e che in Italia, come spesso accade, non ha destato il ben che minimo scalpore.

Come cittadino italiano sono perfettamente abituato a fare parte di un paese poco serio, inefficiente, sempre più spesso vittima di barzellette e imbarazzo all’estero.

Questo mi fornisce (ahimè) una grande elasticità nel tollerare leggi, provvedimenti e condizioni, che in molti altri paesi sarebbero inaccettabili.

Ci sono momenti tuttavia, dove il buon senso e la dignità si ribellano alla consuetudine, innescando un bisogno viscerale di fermarsi un attimo a riflettere. Provare a capire ciò che non avrebbe semplicemente ragion d’esistere.

Non importa se troverete questa lettera un pò insolita e bizzarra. Polemica, ironia e saccenza sono gli ingredienti che mischio alle mie parole. In un sistema democratico questi sono gli unici strumenti a mia disposizione di fronte a un macchinario obsoleto e inefficiente chiamato Ministero. Un golem anziano che procede a stenti consumando risorse di ogni tipo e producendo tonnellate di regolamenti e circolari spesso inutili con l’unico scopo di spartire le responsabilità confondendo le persone.

La situazione che sta attraversando la scuola italiana è tragica, il futuro cupo, eppure le forze per dare alla luce Decreti indecorosi come il DM 616 sembrano non mancare mai. Ho cercato uno spazio di confronto per provare a capire l’astrusa logica con cui queste leggi vengono concepite, assemblate e gettate allo sbaraglio. Ho riassunto i miei dubbi, in questi 5 punti. Spero di cuore esista qualcuno in tutto il Ministero capace di controbatterli.

I punti che vi contesto sono:

1. Rendere obbligatori una serie di requisiti didattici prima ancora che i candidati insegnanti abbiano partecipato a un eventuale concorso pubblico. È come richiedere a uno studente di medicina di essere idoneo a intervenire in sala operatoria senza prima aver partecipato a un esame di stato per l’esercizio della professione. È un controsenso evidente, lo comprendete?

2. Delegare a Università telematiche di dubbia fama il ruolo di “certificatrici” di queste competenze d’idoneità che voi stessi avete definito “delicatissime”. Ma come? Le considerate competenze così importanti e per ottenerle è sufficiente superare un test a crocette senza nessun test psicoattitudinale? Secondo il vostro criterio anche un tossicodipendente, con un pò di fortuna e una monetina, potrebbe superare l’esame e ricevere l’idoneità a insegnare in una classe di adolescenti. Nessuno trova che in tutto questo ci sia una spaventosa mancanza di logica?

3. Di norma in un paese normale, prima viene bandito un concorso pubblico, poi i candidati insegnanti vi partecipano, e solo quando vengono individuati i vincitori questi vengono indirizzati a corsi di perfezionamento e formazione (solitamente a spese dello Stato). Perchè in Italia funziona al contrario? Perchè sono richiesti requisiti costosi e raffazzonati senza aver prima definito minimamente le linee ideali di assunzione del corpo docenti?

4. Perchè non c’è nessun tipo di controllo da parte del vostro Ministero nei confronti dei singoli atenei statali nel definire i parametri di convalida dei cfu con i 24 cfu necessari all’idoneità? Ci sono migliaia di candidati che pur avendo recentemente conseguito parte o la totalità di questi cfu durante la carriera universitaria non se li sono visti riconoscere perchè considerati “non compatibili”. Come fanno dei cfu erogati da università statali a non essere compatibili con dei cfu richiesti da un Ministero? È come se il Ministero dei trasporti non legalizzasse una patente di guida rilasciata dalla motorizzazione.

5. In che modo i corsi erogati da queste università private dovrebbero giustificare i lori importi elevatissimi? Qualcuno al Ministero ha controllato bene i contenuti formativi che offrono? Sinceramente non credo, perchè in caso contrario ci si sarebbe resi conto dell’imbarazzante materiale didattico a disposizione.

Ma la vera domanda è: quale valore aggiunto offrono questi corsi telematici in ottica di formare degli insegnanti del futuro?

Mi domando se al Ministero nessun tecnico/dirigente si sia fatto un esame di coscienza prima di presentare alle Camere un provvedimento così vergognoso e che fa acqua da tutte le parti.

Ben conscio che questa lettera non verrà probabilmente ne letta ne valutata, era doveroso scriverla.

 

Stefano Pampuro