Home Precari I precari e il rebus del governo

I precari e il rebus del governo

CONDIVIDI

Il piano scuola, in discussione al Cdm martedì 3 marzo prevederebbe, secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, una maxi transazione volta a prevenire il contenzioso dall’esito scontato dopo la pronuncia dell’organo di giustizia europea. Agli insegnanti precari con più di 36 mesi di servizio su posto vacante il Governo offrirebbe, a domanda, un’indennità che va da 2,5 a 10 mensilità, a seconda degli anni di precariato, per chiudere la partita. Molto meno, già solo in termini economici, di quanto gli insegnanti precari potrebbero ottenere percorrendo la via giudiziaria che è si spinta sino al diritto alla stabilizzazione.

Un punto questo che sta mettendo in fibrillazione le organizzazioni sindacali specializzati in ricorsi contro lo Stato e che incominciano  a fare i conti nelle tasche die precari, invitandoli a intraprendere la via giudiziaria.

“La proposta del Governo è inaccettabile. Per anni si è pensato di risparmiare sulla pelle dei lavoratori coprendo posti esistenti con personale sfruttato e adesso si pensa di cavarsela con una caramella”, dice Valeria Bruccolo, presidente di Adida. E come l’Adida anche Anief: “I numeri del Governo sono clamorosamente sbagliati. I docenti da risarcire non sono 5mila ma almeno 150mila. Tutti pronti a fare causa. Nessuno di loro accetterà di incassare come risarcimento un quinto di quanto potrà ottenere nei Tribunali italiani”

Con il pacchetto «Buona Scuola», il governo Renzi prendendo atto di migliaia di posti vacanti in organico e per prevenire nuove bacchettate dall’Europa avrebbe previsto – secondo le indiscrezioni – la stabilizzazione di 130 mila docenti precari, da pescare però quasi tutti nella graduatoria ad esaurimento. “Non ci convince, specie dopo le sentenze di Napoli e Fermo. In queste graduatorie ci sono migliaia di persone che non hanno neppure un giorno di servizio. La discriminazione tra precari è intollerabile. La pronuncia europea non distingue tra precari se non per il requisito del servizio”, dicono Bruccolo e Pacifico. Secondo Anief la via d’uscita dovrebbe essere quella di aumentare il tempo scuola ed eliminare  finalmente il precariato