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I segnali lanciati dalle dimissioni del ministro Fioramonti

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Le tanto annunciate dimissioni di Fioramonti sono arrivate. L’ormai ex ministro ha inviato una lettera al presidente Conte con la qual ribadisce che la scuola (aggiungerei pubblica) senza risorse è ad un punto di non ritorno.

E’ solo una sua opinione o vi sono dei segnali precisi che lo fanno pensare? Quale segnale chiedeva Fioramonti  per far capire al mondo della scuola che si poteva ricominciare a considerare la scuola come una risorsa e un investimento e non come un capitolo di spesa?

Aveva chiesto un aumento degli stipendi a tre cifre. Non duecento, trecento euro ma arrivare almeno a cento euro.

Era possibile? E se lo era perché non lo hanno fatto? Inoltre era possibile con ulteriori investimenti, quindi con tagli di altri capitoli di spesa o a costo zero?

Si parla di un rinnovo del contratto che si aggirerebbe a circa 70 euro. I sindacati, almeno in questo caso, concordi chiedevano che il fondi della carta del docente e quelli del bonus per il merito fossero utilizzati per il rinnovo del contratto e quindi fossero riversati sullo stipendio.

Si sarebbe potuto fare senza aggravio di ulteriori risorse per il bilancio e nello stesso tempo si sarebbe raggiunta il fatidico aumento a tre cifre.

Gli ultimi governi (quindi non solo il Conte uno e il due) hanno trovato risorse, e che risorse, per gli aumenti dei dirigenti ma per i docenti e per gli ATA.

Come leggere il rifiuto di destinare il Bonus e i fondi della carta allo stipendio? Cosa sarebbe costato al governo?

In termini di bilancio non avrebbe comportato alcun aggravio. In termini di rapporti di forza tra le componenti che sostengono questo governo, forse, avrebbe comportato qualche mal di pancia. La componente renziana avrebbe opposto qualche resistenza per sarebbe stata la sconfessione definitiva della 107. Poi, però avrebbe ingoiato il boccone perché non valeva la pena andare ad elezioni per una cosa del genere.

E allora cosa leggere ancora da questa posizione razionalmente inspiegabile?

Non esagero nel dire che da circa vent’anni a questa parte tutti i provvedimenti assunti per la scuola vanno in una direzione.

La privatizzazione della scuola pubblica. La sua gestione, per alcuni apsetti, è già di fatto di tipo privatistico.

Solo qualche esempio.

Anche se con il nuovo contratto occorre raggiungere l’accordo con la RSU sulla quantità minima e massima di compensi, il bonus resta sostanzialmente di competenza del DS.

Se si chiede un po’ di trasparenza i DS (la stragrande maggioranza) si infastidiscono. La commissione sulla trasparenza della presidenza del consiglio dei ministri è ignorata completamente. Infatti, nonostante si sia espressa più volte che il bonus deve essere comunicato almeno ai sindacati… questa sua decisione viene tranquillamente ignorata.

Chi può erogare a suo piacimento e senza alcun controllo un bonus? Il privato che, giustamente, può decide a chi destinare i propri soldi.

Il DS si comporta come tale. Ma questo ruolo da manager privato se lo è assegnato autonomamente o gli è stato assegnato dal governo? La lista dei ministri e dei governi che hanno rafforzato questo ruolo è lunga e comunque il capostipite o se si preferisce colui che ha aperto le porte a questo disastro è Berlinguer (non quello serio e compianto ovviamente). Dopo di lui la signora Moratti cassò anche l’aggettivo Pubblica dal nome del ministero.

Cosa avrebbe potuto fare Fioramonti i presenza di questo scenario? Avrebbe potuto continuare ad andare avanti affermando che lui ha provato a invertire la rotta ma non vi è riuscito e che comunque il ministro Gualtieri gli ha promesso che la prossima legge di bilancio avrebbe avuto un occhio di riguardo alla scuola.

La giostra avrebbe continuato a girare, il rinnovo del contratto, con 70 euro di aumento, sarebbe stato giustificato da tutti (alcuni sindacati compresi. Mi riferisco ovviamente a quelli che in questi anni hanno supportato in modo diretto o con i silenzi i vari ministri. Vi ricordate il concorsone di Berlinguer? Vi ricordate chi aveva già pronti i corsi di preparazione a pagamento?) come l’unico possibile in mancanza di risorse e comunque il personale scolastico dovrebbe sentirsi fortunato perché altre categorie non hanno nemmeno i 70 euro. In ogni caso con i tempi che corrono si è già privilegiati perché si ha un posto di lavoro.

Questo poteva essere il percorso di giustificazione di tutto.

E invece? Invece Fioramonti si è dimesso, cosa rarissima in questo nostro paese.

Ma quale ulteriore lettura dare di queste dimissioni?

Fioramonti è un docente.

Fiormanonti ha dimostrato, a mio modesto avviso, che ci sono ancora docenti che non hanno perso la propria dignità.

E allora avanti. Sempre fiduciosi che prima o poi si potrebbe ritrovare un briciolo di dignità. Magari in quel caso qualche ministro inizierebbe a riflettere e capirebbe che la categoria ha ritrovato un po’, solo un po’, di quella dignità perduta.

Grazie Fioramonti per averci ricordato che la dignità in questo paese ha ancora un senso.

Mario Lorenzo