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Il 9 maggio 1950 Schuman dà avvio al primo embrione della Comunità Europea

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Era il 9 maggio del 1950 quando Robert Schuman, ministro delle finanze francese,  propose di creare la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (Ceca), che fu il primo passo verso la nascita dell’odierna Ue, quella sognata dai ragazzi confinati a Ventotene dal fascismo.

A fissare quella data, nel 1985, per commemorare la nascita dell’Europa Unita, il Consiglio Europeo, riunito nel castello Sforzesco di Milano, al fine di sottolineare il percorso di integrazione e cooperazione tra gli Stati della vecchia Europa dalla quale, in un modo o nell’altro, sono scoppiate le grandi guerre e dunque le grandi stragi, dai lager ai bombardamenti sulle persone inermi, ma pure le grandi prospettive politiche e sociali che hanno contribuito a creare una visione più coerente e nobile dell’umanità.

Sicuramente, in quel lontano 1950, l’Europa, così come oggi la consociamo, era una entità quasi del tutto astratta, considerato che l’Italia usciva da poco da una dittatura e da una guerra fratricida, il Belgio era un insieme di lingue e culture diverse, in Spagna il franchismo alimentava la sua dittatura e all’Est la cortina di ferro comunista serrava la Germania in due con il resto di quegli stati che erano al di là del muro. 

Eppure quell’Europa sogna e accarezzata anche da Giuseppe Mazzini, finalmente è realtà, benché litigiosa, ancora senza Costituzione, per certi versi smarrita di fronte alle minacce dell’americano Donald Trump, intimidita costantemente di divisione da parte dei cosiddetti sovranisti, come è avvenuto con l’Inghilterra, uscita dall’Unione per un inganno, sembra, elettorale e false propagande di cui ora si starebbero scontando le conseguenze.

In ogni caso, quell’Europa forte, in grado di giocare un ruolo determinante nello scacchiere internazionale non pare abbia avuto luogo, anzi, emerge sempre più debole e sempre più impaurita, mentre ha alle porte nel suo Est e nel suo Sud guerre violente che dilaniano intere popolazioni, comprese le loro economie e le loro stabilità ideologiche. 

Eppure all’atto della su costituzione, il 25 marzo del 1957, con il Trattato di Roma e della Comunità Economica Europea (CEE), e in seguito, il  26 febbraio 2001, col  Trattato di Nizza, e infine con l’entra in vigore il 1gennaio del 2002  dell’euro, allorchè vengono coniate oltre 80 miliardi di monete, anche la Turchia chiede l’ingresso nell’Ue e la Russia di Putin fa chiaramente intendere di essere disposta a farne parte.

Cosa rimane oggi di quell’Europa che fece sognare i popoli, nella convinzione che dopo l’unità economica, con l’Euro, si sarebbe creata l’unità politica forte e coerente?

Forse troppo poco, per gli attacchi che sta subendo su tutti i versanti, compresi perfino quelli di cui è stata portabandiera, vale a dire su quello dell’ecologia, della biodiversità, delle fonti rinnovabili. E della pace, in primis, dimenticando soprattutto che un’Europa forte e unita sarebbe in grado di emanciparsi non solo dalla dipendenza geopolitica e militare americana ma essere in grado di diventare faro ideale e politico dell’intero pianeta, proprio perchè da essa tutto prese avvio.

Forse i giovani di domani, con l’intensificazione dei progetti Erasmus e la loro più massiccia stratificazione culturale di conoscenza e scambi, riusciranno nella impresa di fare dell’Europa un’unica Nazione, come era nel sogno non solo dei giovani confinati a Ventotene ma anche degli illuministi del 700.