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Il 9 ottobre la Scuola è scesa in piazza: vi ritornerà il 16

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Sono iniziate le proteste che hanno visto sfilare centomila docenti, uniti e compatti, per le vie di Roma lunedì 9 ottobre. Sotto le insegne della Cgil, Cisl, Uil, Snals e Uniconbas i docenti hanno rivendicato "non solo soldi ma anche la dignità di lavoratori". Secondo quanto affermato dal leader dello Snals, Nino Gallotta, "650.000 operatori scolastici hanno aderito allo sciopero generale della scuola di giorno 9".  Dal Ministero alla Pubblica Istruzione arrivano, invece, dati, relativi alle adesioni di protesta, di oltre 8.000 scuole su 10.908. La percentuale di rilevamento è pari al 44,45 per cento. "I dipendenti attualmente in servizio nelle oltre 8.000 scuole rilevate – recita il comunicato – sono 723.785, dei quali hanno aderito allo sciopero 321.768. Pertanto, finora, la percentuale di adesione allo sciopero è stata del 44,45 per cento".
Alla base di tutto un grande malessere. Gli insegnati accusano il Governo e rivendicano strutture efficienti. Sono frustrati da un’Autonomia che è decollata solo sulla carta e si sentono schiacciati da un lavoro "difficlie da quantificare". E ancora, richiedono una differenziazione delle carriere e veri supporti multimediali perché "è complicatissimo – dichiarano alcuni docenti – persino collegarsi in Internet". Gli aderenti all’Unicobas sciopereranno anche il 16 ottobre, per sottolineare "lo spirito unitario dichiarato sin dall’inizio", ribadendo che "la lotta per un salario europeo verrà portata avanti, senza reticenze, sino in fondo: occorre una vera svolta per l’esigenza scuola.
Gli insegnanti sono i veri protagonisti della scuola, indipendentemente dal loro credo sindacale". Cobas e Gilda sciopereranno il 16 ottobre sottolineando: l’abolizione dell’art. 29; l’utilizzazione dei 1.260 miliardi; l’avvio della trattativa sul biennio economico e sugli aumenti stipendiali del personale docente finalizzati all’adeguamento ai parametri europei. Per i Cobas l’aumento dovrà avvenire gradualmente e la prima tranche di aumento dovrà essere di mezzo milione di lire. Durante l’ultimo incontro tra sindacati e Ministro, De Mauro aveva assunto le richieste dei sindacati relative ad un piano pluriennale di investimenti sul personale e sulla scuola per far raggiungere ai professori, nello spazio di un quinquennio, la media retributiva dei Paesi europei. “Nell’immediato, però, – aveva sottolineato De Mauro – la disponibilità, per l’anno 2001 per il personale è di 400 miliardi”. Per la Cgil si è trattato, dunque, di una retrocessione da parte del Governo che in un incontro precedente aveva prospettato un investimento di 700/800 miliardi di lire per il 2001. "Con i soldi che ci date non comperiamo nemmeno i libri a rate" recitava uno slogan durante la manifestazione del 9 ottobre.
Per questo, Cgil, Cisl, Uil e Snals, sono scesi in pazza,  per rivendicare "un piano triennale, definito dal Governo e contenuto nella prossima legge Finanziaria, dove siano indicati in chiaro gli stanziamenti per ciascun anno che consenta l’equiparazione degli stipendi di tutti gli insegnanti ai parametri europei". Inoltre, confederati e Snals, "ritengono intollerabile il ritardo dell’avvio del negoziato per il primo contratto dei dirigenti scolastici e rivendicano l’immediata emanazione dell’Atto di indirizzo ove siano individuate chiaramente le necessarie risorse".