Home I lettori ci scrivono Il dottorato di ricerca: un titolo snobbato dall’amministrazione pubblica

Il dottorato di ricerca: un titolo snobbato dall’amministrazione pubblica

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Perché i dottorati di Ricerca in Italia non vengono tenuti nella loro dovuta considerazione? Perché i dottori di ricerca vengono snobbati dalla Pubblica Amministrazione e non tenuti in debito conto nei concorsi? Perché nella scuola non si vogliono riconoscere i Phd per la carriera?

Sono domande inquietanti queste, ma una cosa è certa: i super bravi, i super colti, i super competenti non sono fatti per lavorare in questo Stato. Il dottorato di ricerca è il titolo universitario di più alta qualificazione e ad esso si accede per pubblico concorso. Non tutti, tuttavia, hanno la fortuna di vincere una selezione per l’accesso ai dottorati di ricerca. Poiché in Italia non si vuole affatto riconoscere la bravura e la competenza di molti giovani qualificati che piuttosto vengono avviliti e mortificati da uno Stato come l’Italia che li considera dei “patrigni” anziché dei cervelli, si fa in modo che il titolo di dottore di ricerca venga accantonato e non preso in considerazione.

Viviamo infatti in una nazione dove prevale l’acculturazione di massa, la nazione dove tutti devono andare a scuola e questo certamente produce un livellamento verso il basso. Siccome si tende a far prevalere la mediocrità, un giovane che si presenta ad un concorso pubblico oppure ad una selezione per le aziende pubbliche e private con un curriculum di tutto rispetto ricco di titoli culturali e professionali mette in seria difficoltà i valutatori perché, forse, il giovane neolaureato con tanto di curriculum ne sa più degli stessi selezionatori.

Ed allora viene da porsi questa domanda: costui è troppo colto, è molto preparato, è già formato, che cosa dobbiamo insegnargli più?

Quindi meglio uno mediocre. E poi a metterci la ciliegina sulla torta ci pensa la politica che è maestra nel selezionare e porre sui piedistalli più alti delle istituzioni giovani con pochi titoli culturali e facilmente manovrabili.

Insomma, chi è bravo, preparato e competente non è adatto a lavorare in Italia. Meglio all’estero dove la formazione e la cultura contano. E se un giovane si presenta con un curriculum di tutto rispetto con un dottorato di ricerca gli mettono il red carpet. In Italia avete mai visto un genio sul red carpet? Mai, è un’utopia: altrove no!

Mario Bocola