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Il flop dei Fondi Pensione: i COBAS ne discutono il 29 marzo con il prof. Beppe Scienza

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Il 2007 è stato l’anno dell’attacco alla previdenza pubblica e al salario differito. Il protocollo firmato da governo-Confindustria-Cgil-Cisl-Uil il 23/7/2007, convertito in legge prima di Natale, ha aumentato l’età pensionabile e diminuito l’entità delle pensioni future. Intanto la riforma del TFR, cioè il tentativo di rendere obbligatorio (con il silenzio/assenso) l’adesione ai fondi pensione, già varata dal governo Berlusconi, con il pieno accordo di Cgil-Cisl-Uil, era stata condivisa dal governo Prodi, che l’aveva addirittura peggiorata, avallando, con un consenso partitico/sindacale plebiscitario, l’irrevocabilità del passaggio dal TFR ai Fondi e anticipandone l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2008 all’1/1/2007. Dal gennaio al giugno 2007, utilizzando 17 milioni di euro di denaro pubblico, il governo ha promosso una campagna pubblicitaria favorevole ai fondi pensione che si è avvalsa di 7.000 spot televisivi, 30.000 spot radiofonici, 14 milioni di depliants; a questi va aggiunta la sponsorizzazione da parte di banche, agenzie finanziarie, aziende, assicurazioni e l’opera di propaganda che sui posti di lavoro hanno svolto i piazzisti di fondi di Cgil-Cisl-Uil-Ugl.

Adesso però pare che nessuno voglia assumersi la responsabilità del tracollo cui stanno andando incontro i Fondi “pensione” (chiusi o aperti non fa grande differenza). Nel 2022, infatti, i risultati delle forme complementari hanno risentito del calo dei corsi dei titoli azionari e del rialzo dei tassi di interesse nominali, che a sua volta determina un calo dei corsi dei titoli obbligazionari. I rendimenti netti sono pertanto risultati negativi a -9,8% per i fondi negoziali e a -10,7% per i fondi aperti; e addirittura a -11,5% nei PIP di ramo III. Nel frattempo il TFR si è rivalutato del +10%. Alla luce di questi clamorosi dati, bisogna sottolineare non solo la responsabilità generale di tutti gli sponsor dei Fondi, centrodestra e centrosinistra, Cgil-Cisl-Uil e Confindustria, banche e assicurazioni, che hanno cercato di convincere lavoratori e lavoratrici a fare tale scelta perdente ma anche come l’operazione sia stata aggravata dal fatto che, una volta iscritto ad un fondo pensione, il lavoratore non può più uscirne: particolare che padroni, finanzieri, governi e sindacati “maggioritari” si sono guardati bene dall’evidenziare. E segnalare questo ulteriore rischio non ha mai interessato in particolare i sindacati “maggioritari” i quali, invece di mobilitarsi contro le riforme pensionistiche che hanno portato l’età pensionabile a 67 anni (mentre in Francia milioni di lavoratori/trici stanno facendo fuoco e fiamme contro la riforma Macron che intende portare l’età pensionabile a 64 anni..), sono diventati propagandisti, convocando assemblee per convincere i lavoratori non a lottare per diminuire l’età pensionabile, bensì ad aderire ad un Fondo pensione.

Già dal 2007 abbiamo, come COBAS, portato avanti una battaglia contro questa scelta disastrosa. Ora organizziamo un webinar per il 29 marzo dalle ore 18,30 alle ore 20,00 con uno dei maggiori esperti in materia, il prof. Beppe Scienza dell’Università di Torino, che ci spiegherà, conti alla mano, perché conviene tenersi il TFR e non aderire ai Fondi pensione.

Invitiamo tutti/e a iscriversi al Webinar: https://us02web.zoom.us/…/reg…/WN_8hVYLwAlQx2tBgWVnkYF5A oppure: https://forms.gle/GbXjSZLkGWfpfBoL7

Pino Iaria Esecutivo nazionale COBAS Scuola

I CONTENUTI DELL’ARTICOLO SOPRA RIPORTATO SONO DI CARATTERE PUBBLICITARIO