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Il gioco d’azzardo è la terza impresa nazionale: 400 mila slot machine

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”In Italia ci sono 400 mila slot machine, ma il paese europeo che ne ha di più ne conta 30 mila; il 3 per cento del Pil nazionale è costituito dal gioco d’azzardo che fattura tra gli 80 e i 100 miliardi, in pratica è la terza impresa dopo l’Eni”. Lo ha detto Angela Fioroni, segretaria di Legautonomie Lombardia e autrice del libro ‘Le regole del gioco’, intervenuta all’incontro ‘L’azzardo non fa gioco. Slot machine: un pericolo pubblico?’organizzato da ‘Terre di mezzo’ alla fiera ‘Fa’ la cosa giusta!’ In corso a Milano.
”Oggi abbiamo 15 milioni di giocatori abituali, due milioni sono a rischio dipendenza e 800 mila sono già malati – ha aggiunto Fioroni – .Ogni anno ci sono 8 miliardi di tasse raccolti dagli introiti del gioco d’azzardo, ma ne basterebbero 5 per curare i malati. Un’emergenza sociale testimoniata da tanti tentativi di suicidi e omicidi denunciati nel nostro territorio da persone che sono entrate nella dipendenza delle ludopatie. Ma i sindaci non hanno alcun potere nei confronti del gioco d’azzardo. Per contrastare le infiltrazioni mafiose il governo lo ha legalizzato, eppure la Relazione parlamentare antimafia del 2012 sostiene che a gestire gran parte del gioco d’azzardo sono 41 clan mafiosi, e spesso le sale gioco sono utilizzate per riciclare denaro sporco”.
Preoccupanti anche gli ultimi dati sulla diffusione e la facilità di accesso da parte dei più piccoli: ”Una ricerca di Eurispes e Telefono azzurro – continua Fioroni – rivela che anche i bambini giocano online, nelle sale scommesse, in bar e tabaccherie. Il 47 per cento dei giovani italiani gioca abitualmente e io stessa ho potuto constatare che su internet sono nati 2500 giochi d’azzardo per i bambini da utilizzare con soldi veri o virtuali”.
”Dopo il Decreto Legge 158/2012 (decreto Balduzzi) c’era stato un dibattito per chiedere che le sale giochi sorgessero a una distanza di 500 metri dai luoghi sensibili come scuole e parrocchie – ha detto il giornalista di Terre di mezzo Dario Paladini, che ha moderato l’incontro – ma nel decreto approvato la distanza da rispettare è passata da 500 metri a 200 e questo vale solo per le nuove concessioni. Inoltre nessun Comune può di fatto opporsi all’apertura di una sala gioco, poichè si tratta di attività lecita”.
”I limiti di ogni intervento contro la ludopatia derivano dagli interessi in campo, legali e non – ha detto Fioroni – Spesso, infatti, sono proprio i parlamentari i proprietari delle società che detengono le concessioni per le sale da gioco”. (Ansa)